Qualcuno dei fedeli, che partecipano numerosi all’Eucarestia che celebro nella mia amata chiesa dedicata alla Madonna della Consolazione, talvolta rimane un po’ sorpreso dei miei sermoni, che s’allontanano dai cliché tradizionali. D’altronde io non riesco a tradurre in maniera diversa della mia sensibilità e del mio cuore, la Parola ed offrirla con convinzione ed amore ai fratelli che vengono nella nostra cara chiesa per incontrare il Signore.
Spesso, dall’attenzione assoluta e da qualcosa che vibra nei volti, ho la sensazione che i fedeli accolgano volentieri e talvolta con entusiasmo la “versione” che di volta in volta ho preparato e poi tento di offrire con semplicità, ma con tanta convinzione. Perché non ci siano fraintendimenti, più di una volta ho affermato che il messaggio di Dio è un pozzo profondo ed infinito dal quale ognuno può trarre quello di cui sente il bisogno. I miei cenni sono colti in rapporto alle mie attuali esigenze, ma ognuno può trovare nella stessa Parola quello di cui ha necessità in quella particolare congiuntura in cui si trova.
Il giorno dell’Assunta, dopo qualche cenno per inquadrare “il dolce mistero”, ho affermato che la conclusione dell’epilogo soave e glorioso della vita della Madonna, ci offriva il gran dono di poter sognare. L’uomo di oggi, così pragmatico ed efficientista, ha bisogno di sognare guardando il Cielo e l’Assunta offre una visione bella e positiva della vita che vede avanti a sé una strada, percorsa da Maria, che porta al Padre.
Ho invitato i presenti ad avere l’ebbrezza di vivere la splendida avventura della vita come un gioco gioioso e appassionato. Io non ho alcun timore d’essere accusato di essere un sentimentale, perché una vita senza sentimento, senza poesia e senza sogni è ben misera e deludente.
Ho concluso dicendo che l’alternativa a questa ipotesi – dicano quel che vogliono i filosofi contemporanei, si riduce alla tesi del Cronin che, nel suo romanzo più famoso, afferma che le stelle fredde e beffarde guardano con cinismo il protagonista che è costretto, dopo il fallimento del suo sogno di liberazione, a ritornare nelle viscere buie della miniera.
Mentre io scelgo di gran lunga – e la celebrazione dell’Assunta ne è un valido supporto – le parole del protagonista, interpretato nella versione cinematografica da Paul Newman, che conclude la sua tormentata ma vittoriosa vicenda affermando «Lassù uno mi ama», o le parole di santa Teresa «Il mio nome è scritto lassù». Sono infinitamente felice e riconoscente a Dio e alla Chiesa di poter donare questa lettura della vita.