Talvolta i padri abbandonano i figli nelle braccia di pifferai magici senza scrupoli

Qualche domenica fa ho ascoltato alla televisione l’anticipo della notizia del dramma che ha portato alla morte di una trentina di giovani e il ferimento di altri tre-quattrocento. Un milione e mezzo di giovani si sono accodati a branchi, mezzo nudi, esaltati dal suono assordante, dalla droga che correva a fiumi e da pulsioni animalesche, per ascoltare, in una città tedesca, un mega-concerto di cantanti della cui arte non rimarrà traccia alcuna nella storia della musica, perché sono solo dei fracassoni, degli imbonitori e dei saltinbanchi che si muovono esagitati come marionette mosse da fili tenuti in mano da individui furbastri senza scrupoli, così da essere disposti ad arricchirsi con la perversione di una generazione stordita e senza valore alcuno. Mentre ascoltavo con angoscia, mista a tristezza e disgusto, i servizi che si susseguivano ininterrotti sul tragico episodio, mi tornavano alla mente due immagini altrettanto desolanti: quella del pifferaio magico seguito da una folla di persone ingenue e disarmate, senza personalità e senza senno, ed un documentario in cui si presentava lo strano fenomeno di una popolazione di ratti che ad un certo momento, senza spiegazioni logiche, comincia a correre verso il mare, calpestandosi a vicenda in questa folle corsa, fino ad andare ad affogarsi tra i flutti del mare. In verità, io che sono nato nel primo quarto del novecento, ho osservato, che a tempi imprecisati, popoli interi che, per motivi sempre illogici ed assurdi, prendono le armi e si massacrano a centinaia di milioni. Il dramma di questi giorni mi lascia sbigottito e con una infinita tristezza, ma ancora una volta mi convince che quando un giovane dice a suo padre: «Dammi la mia parte perché voglio vivere la mia vita in libertà», finisce per sperperare ogni ricchezza e a ridursi a desiderare di mangiare il mangime dei suini.

I nostri giovani sono certamente dei dissennati, ma noi, loro padri, lo siamo forse più ancora, per non aver detto più spesso di no e per aver passato cattivi esempi piuttosto che valori. Al dramma si aggiunge poi anche la beffa del necrologio per cui, come per un altro sortilegio, le vittime “suicide” di queste assurdità diventano “solari” e stupende.

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