Come sarebbe bella una società senza il peccato!

Credo che ognuno, quando legge un testo che racconta un episodio di vita, sia pronto con la fantasia a crearsi attorno ciò che ha letto una ambientazione che incornicia l’evento e lo immagini seguendo le suggestioni della sua sensibilità e della sua cultura.

Stamattina ho letto, durante la messa, l’episodio del paralitico calato dal tetto da quattro generosi volontari, che non riuscendo ad entrare nella casa in cui si trovavaa Gesù, a causa della calca di gente che ostruiva il passaggio, con decisione presero la coraggiosa iniziativa di calare il malcapitato dal tetto. Spesso, commentando l’episodio evangelico ho parlato del dovere della solidarietà, del senso della partecipazione, della pietà di Gesù e della dimostrazione della sua divinità, avendo Egli operato una guarigione naturalmente impossibile.

Quest’anno, nella mia fantasia, ho messo in moto l’immaginazione prima nel pensare al volto di quell’infelice alle parole: «Ti siano rimessi i tuoi peccati». Mi è stato facile pensare allo stupore, alla delusione, alla tristezza, allo scoramento e forse alla stizza di quel malcapitato a cui può darsi non interessasse la faccenda dei peccati, come d’altronde anche alla gente del nostro tempo non interessa più di tanto la “facezia” del peccato, che spesso è considerato come l’espressione di certi tabù del passato e, peggio ancora, considera una “manna” poter cogliere le cose piacevoli della vita.

Poi la ragione mi ha costretto ad approfondire l’argomento, concludendo, senza troppa fatica, che il peccato è causa di tutto il disordine interiore e della società, crea malessere nella coscienza della persona e tutti i malanni che la cattiveria e la trasgressione fatalmente mettono in moto nel vivere sociale, facendomi concludere che di certo era giusto quello che Cristo volle affermare, che cioè una società senza peccato sarebbe veramente la più bella e la più felice delle società.

Mi sono sforzato di trasmettere questo concetto mediante il sermoncino che ho tenuto ai devoti, ma poi ho pensato che potevo anche risparmiarmelo perché, per l’età e le condizioni, i miei fedeli non avrebbero avuto nemmeno la possibilità di tentare di cogliere “i fiori del male”.

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