L’unica nota anacronistica e stonata è stata il saluto fascista al momento della sepoltura. Un vecchietto traballante, stendendo il braccio per il saluto romano, ha gridato: «Onore al camerata Orfango Ferrari», ma poi si è corretto soggiungendo «Campigli». Quindi si è risposto da solo tra il silenzio attonito e sorpreso dei cittadini che assistevano piamente alla tumulazione: «Presente!» Anche da questo ho compreso che della “liturgia fascista” nessuno si ricorda più nulla.
Sono stato contento che una concomitanza di circostanze abbia quasi costretto la famiglia a celebrare il commiato del loro caro nella nuova chiesa tra i cipressi del nostro camposanto, e che toccasse a me celebrare il rito religioso.
Io ho sempre stimato e voluto bene a quello che comunemente era ritenuto il fascista per antonomasia del Paese, e certamente ero ricambiato in sovrabbondanza dal signor Campigli.
Il vecchio parrocchiano Campigli non ha rinnegato nulla della sua giovinezza e del suo passato, perché i valori per cui era vissuto e aveva messo a repentaglio la sua vita, erano e sono condivisibili: Dio, Patria, Famiglia. Volesse il Cielo che anche le nuove generazioni facessero propri questi ideali! Credo che in verità Orfango non avesse nulla di cui rimproverarsi, perché questi valori non sono stati per lui una bandiera issata su un monumento, ma erano invece parte essenziale della sua vita di uomo, di cristiano e di cittadino. Il signor Campigli portava nel cuore delle ferite che, seppur rimarginate, sono rimaste sempre ben visibili, ma non odiava chi gliele aveva inferte.
Debbo ad Orfango la conoscenza della parte più fosca e più indegna della “resistenza” rossa. Anche di questo gli sono grato, pur essendo certo che in quella tragica guerra civile, sia da una parte che dall’altra, ci sono state delle magnifiche e stupende creature, per me basti pensare al capitano dei partigiani Bruna Conforti Belcoro. Come in entrambe le parti ci sono stati militanti squallidi, avventurieri, profittatori e criminali.
Sono tanto contento che pian piano il 25 aprile stia diventando la festa della fine della guerra civile, della riconciliazione nazionale, del recupero della democrazia dalla prepotenza alla barbarie, sia nera che rossa.
La storia per fortuna corre, pulisce e rimargina ogni ferita, sia di destra che di sinistra. “Il fascista” Orfango Campigli di certo fu un valido aiutante della storia in questi ultimi sessant’anni.