Più di qualche amico mi ha fatto osservare che parlo troppo spesso di vecchiaia e di problemi inerenti la morte. Sono d’accordo con loro, però a mia difesa o “discolpa” debbo dire che vivo al “don Vecchi”, luogo in cui tutte le problematiche dei residenti e della direzione vertono quasi esclusivamente sulla vecchiaia e il tempo in cui non sono al “don Vecchi” lo trascorro in cimitero,
In questi ambienti che cosa posso incontrare di esilarante e di molto diverso dalle considerazioni che questi due ambienti mi suggeriscono?
Detto questo, debbo pur affermare che sia la casa degli anziani che quella dei morti offrono degli spunti quanto mai stimolanti per la riflessione, per la saggezza e fors’anche per la santità. Sapeste quante volte mi piacerebbe che qualcuno potesse ascoltare certi discorsi che sento e fare le esperienze che questi ambiti di vita mi offrono.
Da tanto tempo osservavo una signora di mezza età che se ne stava un bel po’ davanti ad uno dei cippi dei “campi comuni” del nostro cimitero. (Fare questa osservazione non è cosa rara, spesso queste care donne puliscono il piccolo marmo, riordinano i fiori, tagliano l’erba con la forbice; in una parola “accarezzano” ciò che copre i resti della persona amata). Però avevo osservato che questa signora, dopo aver fatto queste piccole incombenze per le quali serve poco tempo, se ne stava ancora a lungo borbottando qualcosa. Mi accostai, ormai la mia figura è di casa in camposanto, perché è una vita che lo frequento. Chiesi quale fosse il motivo del parlottare fitto fitto. Lei con tenerezza, e nello stesso tempo con grinta, mi rispose senza batter ciglio: «Sono qui a rimproverare mio marito perché mi ha lasciato troppo presto, con tutte le difficoltà e i guai che una donna sola deve affrontare; i patti non erano questi!» Poi mi guardò perplessa per vedere la mia reazione. Le misi una mano sulla spalla e lei s’acquietò.
Questa è la fede nell’aldilà che mi piace, non quella delle formule mielose di certe preghiere. Da allora m’è più facile dialogare con tutta quella cara gente che riposa accanto alle strade sconnesse del nostro cimitero.