Da molti anni godo della stima e dell’affetto di due giovani imprenditori. Dico “giovani” perché per me, più che ottantenne, due sposi che celebrano le nozze d’argento sembrano tali.
Quando facevo le prime classi delle elementari, guardavo quelli della quinta come fossero uomini già vissuti. E’ normale che col passare degli anni i rapporti di età rimangano sostanzialmente uguali. Al “don Vecchi” ci sono delle signore non molto lontane dai cento anni che talvolta, certamente anche un po’ per vezzo, ma soprattutto per questa legge di natura a cui ho accennato, mi ritengono, nonostante la mia veneranda età, “ancora un bambin!”
Pochi giorni fa questi “ragazzi” di cui parlavo prima mi hanno scritto una bella lettera dicendomi che celebravano le loro nozze d’argento e, per festeggiare l’evento, avevano pensato di sottoscrivere 20 azioni per la costruzione del “don Vecchi” di Campalto, allegando alla lettera mille euro. Confesso che non mi sarebbe dispiaciuto che mi avessero invitato a celebrare la messa per solennizzare l’anniversario, ma ciò non mi ha sorpreso più di tanto, perché non ho ricordi di averli mai visti in chiesa. Con loro non ho mai affrontato il problema della fede e della pratica religiosa, non so se per timore di avere una risposta negativa o per il mio naturale rispetto delle posizioni religiosi degli altri. Essi certamente sanno come la penso io al riguardo.
Quando però ho visto il “segno” scelto da loro per la liturgia delle nozze d’argento, ho d’istinto pensato a ciò che afferma sant’Agostino: «Ci sono persone che Dio possiede e che la Chiesa non possiede». Mi sono messo il cuore in pace perché è certamente meglio che quei due sposi vadano d’accordo con Dio piuttosto che con la Chiesa.