La liturgia della Chiesa ha sdoppiato, negli ultimi giorni del 2009, il brano del Vangelo che narra la presentazione di Gesù al tempio e la purificazione di Maria. Leggo sempre molto volentieri questo brano che la Chiesa ha scelto, il 2 febbraio, per la celebrazione di questo dolce e significativo mistero.
Questa celebrazione mi ha sempre dato la sensazione di una timida apertura alla primavera e rinnova nel mio spirito ricordi dolcissimi di splendidi incontri religiosi: la chiesa gremita di fedeli, i canti accorati del coro, la fila interminabile di chierichetti, la marea di luci tremule e i lumi consegnati ai fedeli per accenderli nei momenti difficili, la fede che illumina, rasserena e conforta.
Quest’oggi, nella breve riflessione, mi sono soffermato sul cantico del vecchio Simeone, il “Nunc dimittis”: “Ora, Signore, mi puoi lasciar andare in pace perché i miei occhi hanno finalmente scoperto il Salvatore”.
Mi è venuto spontaneo chiedermi se avessi potuto anch’io pronunciare quelle confortanti parole. Ma subito mi è venuto da pensare: «Signore, mi pare di aver bisogno ancora di un po’ di tempo perché sto cominciando solo ora a fare le scoperte religiose più affascinanti. Solo ora, Signore, comincio a capire il Tuo messaggio e riesco pian piano a comprendere la bellezza, la validità del Tuo Vangelo. Infatti, man mano mi inoltro nella strada che Tu mi indichi, lascio alle mie spalle una religiosità formale e mi appoggio appena leggermente alle formule e ai riti per cogliere l’essenziale della Tua proposta negli incontri quotidiani, nei rapporti con l’uomo, nella vita e nella storia. Quante volte mi vien da dire con sant’Agostino “Tardi, Signore, Ti ho scoperto, tardi Ti ho amato”.
Se è possibile, Signore, dammi ancora un po’ di tempo perché possa passare dalla religiosità rituale a quella esistenziale, che è quella vera, quella che sta inebriando il tempo della mia vecchiaia! Comunque, Signore, si faccia, non la mia, ma la Tua volontà!»