Io sono un lettore assiduo ed attento di “lettera aperta“, il settimanale della comunità parrocchiale dei Santi Gervasio e Protasio di Carpenedo, parrocchia della quale sono stato parroco per ben trentacinque anni.
Andato in pensione nel 2005, sono 17 anni che vivo in un appartamentino di 39 metri e pago l’affitto, che in realtà non è un affitto perché nei 510 appartamentini dei Centri don Vecchi l’affitto è gratuito visto che si pagano solamente i costi condominiali e quelli delle utenze. Mi trovo benissimo e ringrazio il Signore di poter vivere serenamente assieme ai duecento anziani che vi abitano. Sono quanto mai felice per la bellezza, la signorilità e la sicurezza che questo “condominio” offre alle persone di modeste condizioni economiche.
Confesso però che almeno metà del mio cuore è rimasta a Carpenedo, comunità nella quale ho vissuto gli anni più intensi della mia vita di prete. Questa comunità mi ha offerto le più belle soddisfazioni che un prete può ottenere. Da allora però mi sono messo in disparte perché ho sempre trovato giusto che “l’erede” avesse completa libertà di offrire a quella comunità le sue risorse personali. Però mi è sempre stato caro seguire le vicende di quella parrocchia e costatare con gioia di come è cresciuta bene, che i semi e i germogli che ho seminato si siano sviluppati alquanto.
Nei momenti di nostalgia il mio animo va spesso a ricordare i miei 110 chierichetti, i duecento scout, il patronato, la Malga dei Faggi, Villa Flangini, i Centri don Vecchi, la scuola materna, le sette messe domenicali, le visite annuali alle 2400 famiglie, la stampa parrocchiale, la sagra, il cinema Lux, Radio carpini, il centro Anziani, il mughetto, il gruppo San Camillo, ed altro ancora; confesso che soprattutto nei primi tempi del mio pensionamento ho temuto che tutto questo si afflosciasse e si sgretolasse. Fortunatamente però le cose non sono andate così. Don Gianni, il mio successore, non solamente ha conservato, ma soprattutto ha sviluppato, fatto crescere e migliorato la vitalità della mia vecchia parrocchia.
Ogni settimana leggo con infinito interesse “lettera aperta” e “L’incontro“, godendo nel constatare di come egli ha investito con profitto l’eredità ricevuta. Qualche giorno fa ho letto con vera ebbrezza i settimanali della parrocchia, apprendendo con grande ammirazione le ultime relazioni: sul grest, la sagra, le attività estive del Germoglio, i campi scout, campi estivi alla casa in montagna “la Malga dei Faggi”, e i soggiorni in “Villa Flangini” ad Asolo, e la grandiosa attività caritativa dell’ipermercato “Papa Francesco” per i poveri. Tutto questo mi è stato di grande consolazione e motivo di ringraziare il Signore.
Durante questa lettura mi ha colpito particolarmente un passaggio di don Gianni, che è costretto a fare il parroco, il cappellano, il chierichetto ed altro ancora, il quale chiedeva aiuto, durante il tempo estivo, per la stampa.
Mi sono detto: io nonno, e forse bisnonno di questa parrocchia, ho ancora dei debiti e dei doveri nei suoi riguardi e perciò, io che da una vita mi sono impegnato nella stampa, se non gli dispiace potrei dargli una mano nelle “retrovie” della pastorale della parrocchia. Sono però preoccupato perché, come ai tempi della contestazione del `68, mi sento un vecchio “Matusa”! Comunque spero che questa offerta gli suoni almeno come un segno di affetto, di stima, e riconoscenza.