Sono vissuto per moltissimi anni, quasi tutta la mia vita, senza mai comprendere appieno la così detta “teologia della croce” cioè la vittoria sul male mediante la sconfitta.
Secondo questa dottrina, la passione genera la resurrezione! Cristo vince il male con la sua apparente sconfitta avvenuta attraverso una morte ignominiosa inflittagli da parte dell’egoismo dei responsabili del suo popolo, che con il supporto passivo della sua gente, lo condannarono alla croce.
La solidarietà trova la stessa difficoltà che incontrò ai tempi di Cristo.
Ognuno pensa per il proprio tornaconto personale o per quello della propria famiglia. Pare che l’amore non possa superare questi confini angusti e limitati. La risposta di Gesù alla notizia portatagli dagli apostoli, mentre egli stava parlando alla gente, che sua madre e i suoi parenti l’aspettavano: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli, se non chi condivide la proposta d’amore di Dio?”
Anche se non mi rasserena completamente, mi è di molto conforto!
Vivo in un luogo con tanti coetanei ai quali figli e parenti non hanno saputo o voluto provvedere, moltissimi dei quali sono contenti dell’accoglienza e della struttura che li ospita, ma ben pochi pare tentino di condividere la motivazione che l’ha fatta nascere, collabori perché altri malcapitati ne possano beneficiare.
Mi ha sempre sorpreso il fatto che nessuno abbia mai pensato di fare testamento a favore della struttura che li ha accolti e salvati da una vecchiaia solitaria e disagiata!
Prima i figli, solamente i figli e i nipoti; agli altri ci pensi chi di dovere.
Spero che il sogno della solidarietà, che sembra naufragare e destinato a sconfitta certa ed ineluttabile, obbedendo alla “logica della croce” prima o poi vinca e almeno dall’altro mondo possa vedere un giorno la solidarietà che superi le mura domestiche e s’allarghi alla propria città e al proprio mondo!