Echi lontani

Ora finalmente capisco come i preti, che non sono in linea di combattimento, spesso sembra che non si lascino coinvolgere più di tanto sulle problematiche della fede e della pratica cristiana, anche in occasione delle celebrazioni più importanti dei misteri cristiani.

Un tempo smaniavo al pensiero delle lunghe ed interminabili file di fedeli in attesa di confessarsi, penavo a non finire quando in occasione della settimana santa la chiesa mi sembrava meno gremita degli anni precedenti, mi lasciavo letteralmente travolgere dalle varie iniziative che si ponevano in atto per coinvolgere il popolo cristiano nel dramma della passione, morte e resurrezione di Cristo.

In quarant’anni di parroco quanti tentativi, quante sfide, quante proposte perché “l’ondata di monta” raggiungesse anche gli indifferenti, anche i lontani.

Ricordo quando decisi di uscire dalla sacrestia in occasione del venerdì santo. Dal ’68 in poi le parrocchie non ebbero più il coraggio di fare una processione per le strade della parrocchia. Quando mi dissi perché dovevo soggiacere alla prepotenza di non molti scalmanati e mascalzoni? Ci fischiarono, ruppero i cartelli delle stazioni della Via Crucis, ma finimmo per averla vinta. Anche oggi si può fare di tutto; è solo questione si convinzione e di coraggio!

Quello che però mi faceva male era come una certa frangia di preti di Curia, di scuola o non direttamente impegnati in parrocchie, se ne stesse beatamente da parte, non partecipasse, anzi pensasse ad una vacanza o ad un riposo straordinario.
Ora faccio parte anch’io di questa categoria.

Sì, pulisco, abbellisco, sono presente nella mia chiesetta tra i cipressi, ma l’eco della settimana santa giunge attenuato sia in cimitero che al don Vecchi.

Ho dovuto fare uno sforzo anche quest’anno perché il Cristo crocefisso e poi risorto lo sentissi presente e l’incontrassi nel mio vissuto!

La pensione produce purtroppo anche questo!

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