Da “COMUNITÀ PARROCCHIALE SS.TRINITA” – 4 febbraio 2018

Da “COMUNITÀ PARROCCHIALE SS.TRINITA”4 febbraio 2018
settimanale della parrocchia omonima di via Terraglio

In questo numero il parroco, don Angelo, dedica il suo “fondo” alla delinquenza minorile che sta sgomentando ed inquietando le coscienze dei cittadini di retto sentire. Don Angelo giustamente afferma che in questi casi c’è sempre una responsabilità personale ed una famigliare e sociale. E’ perfino troppo facile cogliere i sintomi e le cause di questo disagio, più difficile certamente trovare i rimedi di questo disordine che sta scardinando le regole fondamentali del buon vivere.

Don Angelo auspica una presa di coscienza della famiglia, della scuola e delle altre opere educative. Da parte mia auspico la democrazia, ma una democrazia forte, ordinata e funzionante che imponga i valori fondamentali del buon vivere ed uno stato che intervenga con decisione e rigore nei riguardi di chi delinque, costringendo anche i giovani a percorsi educativi che facciano prendere coscienza e che impongano le regole della società anche ai minori.

Ci sono pure due “Caro don Angelo” particolarmente intelligenti: quello dell’architetto Gianfranco Vecchiato che auspica un incontro e un dialogo profondo tra le correnti di pensiero ntiche ed attuali per una sintesi ed una più alta proposta di vita; e l’intervento, pure intelligente ed acuto di don Luigi Battaggia, leggermente critica del pensiero di don Angelo perché lo ritiene poco aperto alla speranza e alla positività del pensiero della Chiesa nei riguardi delle problematiche più amare della nostra società.

Comunque, per quanto mi riguarda, trovo esaltante questo dibattito intelligente, rispettoso, anzi fraterno.

don Armando

Questo nostro tempo

E’ un fatto nuovo e tragico: ci sono bande di giovincelli tra i 10 e 15 anni che si organizzano per esercitare la violenza per la violenza; le chiamano le baby-gang. Nel napoletano, e per la verità anche in altre parti d’Italia, i casi si moltiplicano ed hanno bisogno di una spiegazione e di una soluzione. Stando alle notizie sparse che escono dalle forze dell’ordine locale si tratta di ragazzi che hanno alle spalle famiglie disgregate, che non frequentano la scuola, che a quell’età è scuola dell’obbligo, che vivono di espedienti e soprattutto di ruberie. Ma ci sentiamo di addossare tutta la colpa a questi ragazzetti? Non mi pare proprio; l’età immatura gioca a loro favore tanto che anche l’attuale legislazione li lascia liberi nonostante le tante malefatte che combinano. Sono ragazzi che adottano il sistema della violenza di gruppo per cui rendono insicura la vita di quanti devono passare per determinate strade o recarsi in un preciso posto della città. Spontaneamente il pensiero corre alle famiglie, o meglio a quei genitori che li hanno messi al mondo di recente. E’ assodato che la generazione non è tanto un fatto fisico, quanto un seguire la crescita fisica accompagnandola con quella che tradizionalmente chiamiamo educazione. 1 greci la chiamavano paideia, cioè l’attenzione al bimbo che cresce; i latini hanno usato la parola educazione dal verbo e-ducere per evidenziare la necessità di seguire con attenzione e con appropriati aiuti la piccola pianta che sì sta evolvendo soprattutto mettendo in evidenza le potenzialità che in ciascun individuo, progettato verso il divenire-uomo, sono in stato di sviluppo. Maxima debetur puero reverentia (Giovenale). Il primo compito educativo spetta alla famiglia per cui fermarsi soltanto a deprecare il grave problema di questi delinquente Ili è del tutto inadeguato e forse inutile. Stiamo vivendo un momento molto difficile per la famiglia; il facile disgregarsi della coppia non facilita di certo l’esercizio del compito educativo, il venir meno dell’accordo sulle modalità di indirizzo educativo, che vanno accertate prima dell’atto generativo, rendono impossibile un’educazione pacata e intelligente. Vi devo dire che quando nel “74 si è confermata la legge sul divorzio con referendum mi sono schierato a favore della legge ritenendo che in una società pluralistica sotto il profilo ideologico e religioso si dovesse immaginare che la presenza di una legge simile dovesse favorire le coppie che si trovavano in situazione illegale. Ma certamente non pensavo che si aprisse un abisso per cui oggi la disgregazione familiare appare come un gioco facile per la separazione e per la formazione di un’altra coppia senza alcuna preoccupazione per i figli, per la loro crescita, la loro educazione.

E così viene meno quell’impostazione di base, che poi la scuola dell’obbligo dovrà completare, e che insegna ed instilla nella mente del fanciullo che cresce, la normale distinzione tra bene e male, il rispetto per la persona altrui, il rispetto per le cose altrui e via di seguito. Si tratta di rendere coscienti i fanciulli del fatto che la normale convivenza nella società accoglie, approfondisce, rende operanti i dieci comandamenti che sono patrimonio dell’umanità fin dai tempi di Mosè.

Caro don Angelo,
leggo sempre con interesse le tue riflessioni sul periodico parrocchiale. Questa settimana il richiamo al “Beruf di Max Weber nel suo scritto “Etica protestante e spirito del capitalismo” mi ha colpito perché riguarda quell’etica presente, almeno a parole, in tutti i Codici Deontologici delle professioni e che, avendo io guidato per anni la categoria degli Architetti, è stata spesso un argomento trattato nei nostri convegni.

Ma è un tema che si riallaccia coerentemente anche a quanto avevi in precedenza osservato riguardo alla evoluzione della politica della Unione Europea ed all’atteggiamento di alcuni Paesi dell’Est rispetto ai diritti ed ai doveri comunitari. Nella stessa Chiesa Cattolica le tensioni si stanno acuendo sul tema della immigrazione, nel rapporto con la laicità e la evoluzione della scienza in materia di bioetica. Strada in questi decenni ne è stata percorsa molta, con strappi e crisi culturali che hanno spezzato molte abitudini e forse idee placide e rassicuranti che non toccavano nel profondo. Lo stesso Papa Bergoglio viene posto sotto accusa da certi settori di stampa e da alcune Gerarchie, per essersi spinto su terreni di dibattito spinosi, affrontati attingendo ad una predicazione evangelica più autentica e universale. 11 periodo illuminista ha tagliato teste ma anche allargato i pensieri. Se durante il periodo giovanneo la Chiesa Cattolica non avesse aperto lo sguardo e dato voce ad un mondo in tumultuoso cambiamento, quale sarebbe ora il suo rapporto con la Società? Nelle conversazioni con mio zio don Loris sentivo spesso lo stesso approccio alle questioni così come tu le esprimi nel tuo periodico. E’ la strada del dialogo anche società dentro a quella sbandata e lontana che si fonda, se non lo sa, sul diritto al rispetto ed all’esercizio dei doveri. Nel libro “Il Nome della Rosa” lo scrittore Umberto Eco fa scoprire al Monaco Bernardo le ragioni delle morti nel Convento. Il segreto sta nell’inaccessibile torre dove sono chiusi i libri eretici dei pensatori precristiani. Il sapere che non deve uscire nel mondo è ancora oggi la condizione indotta dai fenomeni manipolati nell’era della globalizzazione dei mercati e delle merci. Occorre una solidarietà tra Etiche diverse, religiose e laiche, e il “Beruf” è il fondamento da cui si può costruire una società più consapevole.

(Gianfranco Vecchiato)

Caro don Angelo,
arriva puntuale il tuo periscopio critico attorno a tutti i 360° di ogni orizzonte. Stavolta sono immancabili le tue valutazioni sulla situazione politica italiana e non solo. Scusami però se ti confido che la mia impressione è che quanto dici non ripeta altro che delle ovvietà e quindi che da un lato sia assolutamente condivisibile, ma da un altro lato non vada oltre l’epidermide fenomenica della situazione. Perché non approfondire – o anche semplicemente esporre – le tesi di Weber o di qualche altro economista, o meglio ancora qualche punto della Dottrina sociale della Chiesa (Cattolica) e richiamare anche ciò che il cristiano credente è invitato a fare per il bene comune, come ad esempio dare la decima delle proprie risorse per sostenere i meno abbienti? Una delle opere più urgenti sarebbe poi contrastare in tutti i modi il gioco d’azzardo e promuovere riflessioni (multi)culturali… Mettiamoci in piazza (magari virtuale) anche noi, anche (o proprio perché) voci nel deserto (cioè nella pressoché totale assenza del Dio di Gesù Cristo) come un nuovo Battista, disposti a una autentica Martyrìa evangelica.

(don Luigi Battaggia)

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