Da “COMUNITA’ PARROCCHIALE” – 10 dicembre 2017
settimanale della parrocchia della SS. Trinità del Terraglio
Don Angelo Favero, parroco di questa comunità, quasi con sarcasmo denuncia le promesse assurde ed impossibili che gli aspiranti deputati e senatori stanno seminando senza misura a destra e a sinistra. Promesse che mai potranno essere mantenute e, anche qualora si tentasse si farlo non farebbero altro che aumentare il già enorme debito pubblico a tutto scapito delle generazioni future. Don Angelo invita ad un senso di misura e di onestà pubblica.
Propongo pure all’attenzione dei concittadini una lettera inviata al settimanale da parte di Andrea Cerica il quale afferma di non condividere nemmeno la posizione alquanto moderata di don Angelo che in un articolo precedente condannava apertamente la violenza dei maschi nei riguardi delle donne, ma invitava, pure loro, le donne, ad un senso di responsabilità nel gestire la loro femminilità. Ormai questo discorso sulla violenza alle donne è diventato parte della moda di questa stagione e contro la moda non valgono gli argomenti.
don Armando
Questo nostro tempo
Cari politici di tutte le risme,
mi siete tutti sinceramente simpatici, salvo qualcuno che porta una faccia antipatica ma che non se la può cambiare.
Per il resto ci state riempiendo di promesse che appaiono esaltanti per ogni persona normale come penso di essere io: promettete un sostanzioso innalzamento delle pensioni, per le minime prevedete più che il raddoppio, ci prospettate di andare in pensione in età inferiore a quella prevista dalla legge Fornero, di trovare un’occupazione stabile per tutti e quindi di diminuire il tasso statistico della disoccupazione in Italia, di fare della scuola un ambiente ove si studia sul serio e non si dà spazio alle stramberie di certe teste che di voglia di studiare proprio non ne hanno, di assicurare a tutti gli anziani, in particolare a quelli che soffrono di solitudine, di trovare case di riposo a prezzi modici, di darci sicurezza nei confronti di tanti violentatori e ladri che attualmente circolano per le nostre città per cui non sappiamo più come proteggerci dai mascalzoni, di offrirci una sanità pubblica con servizi senza tanta burocrazia, senza code interminabili agli sportelli delle prenotazioni, senza rinvìi di tanti mesi per avere una visita specialistica, senza onerosi tichets sui medicinali che i medici ci prescrivono; di avere la possibilità di sbrigare le tante pratiche per le nostre situazioni abitative senza le lungaggini burocratiche dei Comuni.
Vi sto solo dando un saggio molto ristretto delle vostre capacità di fare promesse che, a volerle registrare tutte, non basterebbe un volume della Treccani.
Tra di voi poi c’è qualcuno che ha capacità dialettiche veramente invidiabili per cui sembra che il giorno dopo le elezioni, allorquando occuperà quella sedia per cui ha recitato così bene la sua parte e ha saputo condire il tutto con un’infinità di bugie, si avrà in concreto quello che promette. Purtroppo nessuno mi sa dire come manterrà quelle promesse, da dove prenderà i soldi per realizzare le tante cose promesse, come assesterà il bilancio pubblico, che già è gravato da un peso enorme che ricade sulle generazioni che non sono ancora nate. E’ ben noto che i nostri politici, quelli del presente come quelli del passato, sono bravi di gonfiare il bilancio pubblico traendo vantaggi personali con i soldi dei contribuenti presenti e futuri; infatti è noto a tutto il mondo, almeno quello occidentale, che in Italia c’è un gioco politico nazionale su cui ci si diverte tanto: è il gioco di spendere di più di quello che si guadagna. Fate pure le vostre promesse alle quali diffìcilmente crederemo, ma diteci anche come farete a mantenerle.
don Angelo Favero
Caro don Angelo,
il 25 novembre ricorreva la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza ‘maschile’ sulle donne: avrei sentito in ogni caso l’urgenza di intervenire sul primo tema che hai posto sia nell’ultimo foglio sia nella Messa di sabato 18, ma la ricorrenza lo rende ancora più urgente. Il foglio non consente in realtà un’argomentazione accurata, che dia lo spessore antropologico, filosofico e sociologico del problema, perciò mi limito solo a poche considerazioni. Non sono d’accordo quando dici che non condividi affatto le parole con le quali si è espresso don Guidotti sullo stupro ai danni di una ragazzina bolognese però ne condividi la sostanza.
Anzitutto perché nel post pubblicato da quel prete è impossibile disgiungere la lettera dai contenuti: contenuti ‘violenti’ non solo nei confronti del genere femminile – che dalla notte dai tempi è violentato e sfruttato nel corpo, nell’anima e nella mente – ma verso il genere umano tout court perché da più passi del post emergono anche idee razziste (verso immigrati e immigrate) e razzistiche (verso i ceti poveri). Se quel prete avesse parlato con donne e bambine (ma anche adulti e bambini) vittime di violenza ‘maschile’, saprebbe bene che le violenze carnali e verbali non dipendono dall’abito che indossi o dal comportamento che assumi; sono delle pallottole vaganti in un continuo stato di guerra e possono colpire chiunque: donne anziane, donne adulte, ma soprattutto le più indifese, cioè ragazze, ragazzine e bambine – e anche maschi, seppure in numero minore. Sono delle pallottole che possono colpire alla luce del sole, come nelle ombre della sera o nel buio della notte; nel bagno di un’università o dentro uno studio medico, non solo dentro la più degradata periferia o presso una stazione.
La prima strada verso un ‘radicale’ miglioramento della situazione non sta nel suggerire prudenza – che pure è, senza dubbio, una virtù importante -, ma nell’istruire: sia educare le bambine, le ragazze e le donne a riconoscere i molteplici aspetti nei quali prende forma la violenza ‘maschile’ e a denunciarla sia educare i bambini, i ragazzi e gli adulti a riconoscerla e a non compierla. In questo percorso l’Italia e quasi tutto il mondo sono ancora molto indietro.
Secondo me (ma anche secondo molte donne e purtroppo ancora troppo pochi maschi) don Guidotti ha sbagliato non solo per la violenza delle parole e di alcune idee, ma anche perché proprio lui potrebbe aiutare a fare qualche passo in avanti in questo lungo e difficile percorso di umanità. So per la “canoscenza” certo che la vecchia sapienza della nonna («Se metti la mano sul fuoco ti scotti») in questo caso non serve; serve invece non giudicare, ma comprendere e aiutare: dimostrare quell’agape che, insieme», è il tesoro più prezioso al mondo.
(Andrea Cerìca)