Da “LETTERA APERTA” – 15 ottobre 2017

Da “LETTERA APERTA” – 15 ottobre 2017
settimanale della parrocchia dei santi Gervasio e Protasio di Carpenedo

In questo numero il parroco, don Gianni Antoniazzi, fa trapelare qualche amarezza e preoccupazione circa la partecipazione dei ragazzi alla messa festiva e al catechismo per l’irrequietezza estrema di alcuni di essi, e la difficoltà a rispondere alla disponibilità dei ragazzi, troppo impegnati in attività marginali alla loro formazione umana e religiosa.
In compenso il settimanale contiene una testimonianza di mons. Ronzini su Papa Giovanni XXIII, testimonianza che si legge volentieri, anche perché riporta momenti vissuti personalmente con Papa Roncalli.

LA PARTECIPAZIONE ALLA MESSA

Affrontare il tema dell’Eucaristia significa toccare il cuore della fede: l’incontro reale con il nostro Signore e Salvatore. Con delicatezza propongo delle riflessioni che sarebbe giusto completare nei vari gruppi
Il Vangelo converge verso l’Eucaristia, incontro con Cristo e con la sua Pasqua. Lui ha comandato: “Fate questo in memoria di me” e ha chiarito che i tralci slegati dalla vite non possono portare frutto. Il parroco, pur responsabile di molti ambiti, ha come primo il compito di curare l’Eucaristia: essa è più preziosa di qualunque attività. Finite le vacanze estive, si fa fatica a riprendere la frequenza alla Messa in parrocchia: la chiesa si riempie, ma chi conosce i gruppi nota ancora le assenze. Domenica scorsa, per esempio, parecchi bambini sono stati impegnati in tornei sportivi e, al saluto di Marco Zane, hanno partecipato pochi giovani rispetto alle potenzialità. Sia nella catechesi che fra gli scout troppi ancora mancano.
Resta poi il problema dei ritardi, non solo alla Messa delle 9.00, che inizia presto, ma persino a quella delle 12.00.
Ci sarebbe anche da riflettere sulla maturità della celebrazione: alcuni si complimentano perché le liturgie sono vive, ma vi sono occasioni dove l’assemblea resta quasi in silenzio. Infine alcuni gruppi restano piuttosto lontani dall’Eucaristia.
Restare lontani da Cristo è rimanere senza frutto. Pensiamoci,

don Gianni

CATECHISMO DELLE ELEMENTARI
in primo piano

Mi sembra che stiamo risolvendo tutte le difficoltà del catechismo delle elementari e delle medie: con un po’ di pazienza abbiamo avuto la disponibilità di alcuni catechisti che sostengono le famiglie nel loro annuncio di fede e organizzano un cammino di catechesi anche in vista dei Sacramenti. Purtroppo, anzitutto per incapacità grave del parroco, questa parrocchia non riesce ad avere tutte le competenze necessarie per far fronte ad ogni situazione specifica. Per esempio noi riusciamo ad offrire due possibilità per la catechesi: o durante il giorno della settimana oppure il sabato mattina. Qualcuno è impegnato sia in un uno che nell’altro incontro. Vorrei organizzare anche una terza e quarta possibilità, ma ci sarà sempre qualcuno che avrà alti impegni gravissimi e inderogabili. Così preferisco fermarmi a due, chiedere scusa per le mie incapacità e suggerire alle famiglie altre ipotesi nelle parrocchie qui intorno. Allo stesso modo il parroco ha già avvisato le famiglie che è naturale avere fra i ragazzi qualcuno con un temperamento “vivacissimo”. Fa parte della crescita. Noi non abbiamo le competenze per far fronte a tutto e non possiamo permetterci di perdere i catechisti al momento disponibili. Con la massima delicatezza stiamo dunque domandando ad alcuni di aspettare a partecipare alla catechesi finché ci saranno altri adulti disponibili ad aiutarci nel servizio e più competenti di me nell’educazione di bambini e ragazzi.

d.G.

BRICIOLE
Ricordi: PAPA GIOVANNI XXIII

La memoria liturgica (11 ottobre) del Papa San Giovanni XXIII mi offre l’opportunità di annotare i personali ricordi dell’amato Papa, che ho conosciuto nella mia giovinezza. Premetto che sono entrato nel Seminario minore del Patriarcato, allora ubicato in Villa Fietta a Paderno del Grappa, nell’autunno del 1954, all’inizio della seconda media.
Ero un ragazzino spaesato che veniva dalla campagna e portavo ancora le braghe corte. Il primo ricordo di Roncalli è stampato in una foto in bianco e nero che conservo come una reliquia, incorniciata e in bella vista. Il Patriarca – che era arrivato in Villa a bordo di una monumentale Opel Kapitan nera targata, per privilegio cardinalizio, SCV (Stato Città del Vaticano) – prima di ripartire aveva posato per la foto ricordo scattata sulla scalinata retrostante la Villa. La sto riguardando mentre scrivo queste poche righe: lui sta al centro, circondato da un folto gruppo di ragazzini, di alcuni adulti e di pochi preti: il rettore monsignor Gino Spavento e lo staff dei superiori ed insegnanti, tutti passati a miglior vita. Ricordo un particolare di quella visita di Roncalli ai suoi giovani seminaristi: in cappella il Patriarca, che era abbastanza corpulento, tenne un fervorino e, come era il suo stile, accompagnava la parola con il gesto delle mani e movimenti ‘saltellanti’ sulla poltrona nella quale sedeva. Ad un certo punto si sentì un distinto crac: si temette -senza conseguenze per fortuna – che il Patriarca finisse a gambe all’aria.
L’anno dopo facevo parte del Seminario maggiore in Centro Storico e gli incontri con il Patriarca a San Marco durante i pontificali erano abbastanza frequenti. Ritenevo un po’ ridicolo il fatto che noi ragazzi venissimo utilizzati come paravento quando il Patriarca – anche durante la celebrazione della Messa – doveva cambiarsi le scarpe secondo il colore liturgico della celebrazione… Il ricordo più personale è legato alla visita pastorale che Roncalli compì in Seminario. Se ben ricordo fu l’anno prima che diventasse Papa: avevo 15 anni.
Il Patriarca volle ricevere benevolmente i seminaristi, uno ad uno, nell’ufficio del Rettore che allora era monsignor Valentino Vecchi. Non ricordo granché di quell’incontro, se non la grande emozione che ho provato nel trovarmi a tu per tu con una persona amabile e sorridente, incoraggiante e paterna. Naturalmente quella emozione si amplificò quando, pochi mesi dopo, il Patriarca fu eletto Papa e potei partecipare con il Seminario alla cerimonia della sua Incoronazione in San Pietro.
Era la prima volta che andavo a Roma. Di quel momento così memorabile mi è rimasto impresso un particolare: quando Giovanni XXIII entrò in Basilica, portato a spalla dai “sediari”, scoppiò un fragoroso applauso. Notai sul volto del Papa, che in quel momento passava a pochi passi dalla mia postazione, un cenno di disappunto e più tardi ne compresi anche la motivazione: un serioso signore, in abito liturgico, camminava davanti al Papa reggendo una canna che terminava con una specie di coppa nella quale bruciava, fumigando, della stoppia, il Papa, che non benediceva la folla e che forse non sentiva nemmeno gli applausi, era tutto assorto nell’ascolto e nella meditazione delle significative parole che accompagnavano quel rito: Sancte Pater, sic transit gloria mundi! Santo Padre, così passa la gloria del mondo! È l’ultima immagine di Papa Giovanni, dal vivo, che porto nei cuore. Ora invoco, come tanti, la sua protezione dal cielo.

don Mario Ronzini

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