Quello che ho definito ormai da anni “Il polo solidale del Centro don Vecchi”, per illustrare le varie attività dei magazzini per il ritiro e la distribuzione degli indumenti, della frutta e verdura, dei mobili antichi e moderni, dell’arredo per la casa, dei supporti per gli infermi, per i generi alimentari in scadenza e di quelli offerti dal banco alimentare di Verona e altri ancora, attualmente è collocato proprio presso il don Vecchi. Però in spazi ridotti e non idonei.
Il numero sempre maggiore di frequentatori (che in gergo commerciale sarebbero chiamati “clienti”, ma per noi persone bisognose da aiutare) è diventato tale da costringere il Consiglio di amministrazione a programmare nuovi magazzini, progettati secondo le esigenze di queste attività, seppur di valenza caritativa.
Mestre pare abbia compreso appieno l’importanza dell’attività della Fondazione, che si avvale attualmente de “Il Prossimo”, il nuovo ente no profit, costituito per razionalizzare tutta l’attività, e ha già offerto una somma tale da poter affrontare e risolvere positivamente questo problema quanto mai urgente.
Le difficoltà però non sono nè poche nè facili, perché si deve trovare una superficie di 15-20 mila metri quadrati in un luogo facilmente raggiungibile sia dai volontari che dai beneficiari, e spazi che abbiano un costo alla portata della somma accumulata a questo scopo.
Io, ormai vecchio e senza potere alcuno, mi sono ritagliato uno spazio in questa vicenda scegliendo di pregare il Signore perché dipani questa matassa quanto mai così ingarbugliata. Desidero continuare ad essere coscienza critica per i consiglieri della Fondazione, ricordando quanto importante sia che che i soldi non restino a disposizione in banca e che quando vengono impegnati per realizzare opere a favore dei poveri sostanzialmente raddoppiano di valore.