Confesso di non aver mai avuto un buon rapporto con l’autoreferenzialità, vocabolo di cui fino a una dozzina di anni fa non conoscevo neppure il significato.
Sono venuto a conoscenza di questa “brutta bestia” quando suggerii ad un giovanissimo cappellano, di primo pelo, di iniziare il suo servizio pastorale in parrocchia facendo un giro per accertarsi di come si muovessero in questo campo le comunità più vivaci. Tra le altre suggerii di far visita a mio fratello don Roberto perché, per quanto riguarda associazioni giovanili e catechismo, ero e sono convinto che quella di Chirignago sia certamente una delle parrocchie migliori. Quel giovane prete mi rispose che non riteneva opportuno farlo perché sosteneva che anche mio fratello peccava di autoreferenzialità. Non gli chiesi quale fosse il senso della sua affermazione ma successivamente appresi dal dizionario il significato di tale termine: “Autoreferenzialità è la tendenza a parlare e ad agire riferendosi solo alla propria persona”.
Questo discorso mi si è ripresentato recentemente in merito ad una presa di posizione di un mio collega più giovane. Dopo aver manifestato la mia stima per lui e per il suo operato in parrocchia, ho affermato di non condividere fino in fondo le sue tesi, che ritengo opinabili, spiegando che nella parrocchia, ove ho operato per trentacinque anni, pur avendo battuto strade ben diverse da quelle che lui indicava, abbiamo raggiunto risultati molto positivi. A corollario di quest’affermazione ho elencato una serie di realizzazioni che mi sono costate care ma delle quali sono veramente orgoglioso. Nonostante questo disse che peccavo di autoreferenzialità!
I fanfaroni, i “faccio tutto io!” non piacciono neppure a me ma credo che chi, con onestà e sano realismo, si limita a riferire gli obiettivi che è riuscito a raggiungere, pur con gli errori e i limiti di ogni essere umano, non solo abbia il diritto di essere fiero e contento del proprio operato ma talvolta sia perfino meritorio perché indica strade percorribili. Mi è sorto quindi il timore che chi accusa gli altri di essere autoreferenziali lo faccia perché lui ha poco o nulla di buono da riferire.