Ci sono eventi molto lontani nel tempo che, a poco a poco, sfumano per poi finire nel dimenticatoio, relegati in qualche remoto angolo della memoria. Le scene di disperazione e di angoscia che ci mostrano profughi in fuga da paesi nei quali infuriano guerre spietate e disumane, trattati dai paesi alle cui sponde approdano con mezzi di fortuna dopo essere scampati ad un’infinità di pericoli, quasi sempre guardati a vista dalle forze dell’ordine e considerati come una calamità, hanno fatto riemergere dalla mia memoria situazioni analoghe, anche se meno tragiche, di un tempo lontano.
Mio nonno materno, i suoi figli tra cui anche mia madre, dopo la prima guerra mondiale furono costretti ad emigrare in Brasile. Anch’io ho vissuto, molti anni fa l’amara esperienza del rifiuto. Correva il 1943-44, si era diffusa nel mio paese natio la voce che i tedeschi avevano deciso di allagare una grande fascia di territorio prospicente all’Adriatico nel tentativo di impedire, o perlomeno di rendere più difficile, un eventuale sbarco delle truppe alleate. Da quello che ricordo era uscito un bando che intimava alla popolazione di evacuare quel territorio entro una certa data e la casa della mia famiglia era proprio all’interno di questa grande fetta di terra. Ricordo che i miei genitori furono costretti a darsi da fare per trovare una casa che potesse accogliere loro e la loro nidiata di figlioli. Papà tante volte mi aveva raccontato le vicende di quando, durante la prima guerra mondiale, dovette emigrare ma io quelle storie le avevo ascoltate come favole quanto mai interessanti mentre il ricordo di quella domenica pomeriggio in cui ci avviammo verso San Stino e Latisana per cercare un alloggio, dicendo a tutti che ci saremmo accontentati anche di un fienile, è ancora vivo. I no si succedettero uno dopo l’altro perché ognuno temeva di essere costretto a fare dei sacrifici. Fortunatamente i tedeschi desistettero dalla decisione di allagare il paese.
Ora però quando vedo quelle facce disperate, quei reticolati, quei poliziotti e quei governi egoisti concludo che non è assolutamente vero che “la storia è maestra di vita”. Lo potrebbe anche essere ma purtroppo ancora non lo è!