Ancora sulla carità

Siamo alle solite; ho affermato fin troppo spesso che ammiro come mio fratello don Roberto svolge il ruolo di parroco a Chirignago. Ritengo don Roberto molto più intelligente di me, infinitamente più bravo nel parlare e soprattutto nello scrivere. Mio fratello è un autentico trascinatore di ragazzi e di giovani. Non glielo ho mai detto ma gli rimprovero di dedicare poco tempo alla pastorale espressa da uno dei suoi fondamentali strumenti quale è il messaggio scritto. Don Roberto scrive con una spontaneità, un’immediatezza ed una presa estremamente efficace, però si limita a qualche articoletto sul suo foglio parrocchiale (pagina unica). Don Roberto ha confessato pubblicamente che ha disobbedito una sola volta a Papa Luciani, del quale era un grande ed appassionato ammiratore, quando il defunto Patriarca, che era un vero conoscitore di uomini, gli chiese di frequentare un corso di giornalismo a Milano. Probabilmente aveva qualche progetto su di lui, ma egli rispose di no: era troppo attaccato ai suoi ragazzi e ai suoi giovani. Questo, oltre all’affetto e al legame che ho nei suoi confronti, è il motivo per cui leggo sempre e volentieri “Proposta”, il periodico della sua parrocchia. Non sempre però condivido le sue scelte, specie per quanto riguarda la solidarietà e l’aiuto ai poveri. Recentemente don Roberto è intervenuto due o tre volte sull’argomento dell’elemosina in parrocchia che riassumo: prima facevano la carità ogni volta che i poveri suonavano al campanello, poi decise di fissare un solo giorno offrendo due euro, quindi ridusse l’obolo ad un euro ed infine sentite come ha pensato di risolvere il problema:

“Abbiamo trovato la soluzione”

La notte porta consiglio. E così l’altra notte mi è venuta in mente un’idea che abbiamo messo in pratica questo mercoledì con i mendicanti che suonano alla nostra porta: non più un euro a testa, ma un sacchetto con una scatola di tonno e quattro pacchetti di cracker. Il valore economico è uguale: un euro, ma, mi sono chiesto: come andrà? E’ andata, ed è andata così: dei 115 di due settimane fa, se ne sono presentati poco più di 30 (il tam-tam arriva presto ed arriva lontano) e di questi solo 19 hanno accettato il sacchetto, gli altri lo hanno tranquillamente rifiutato. Questa esperienza insegna qualcosa: che non è il cibo che manca a quelli che chiedono l’elemosina. Sbagliamo, sbagliate a dare un euro, o poco più o poco meno, a chi suona alla porta delle nostre case o ci chiede il carrello davanti ai centri commerciali o davanti ai supermercati. Il cibo è l’ultima delle loro preoccupazioni. Il fatto è dimostrato. E d’altra parte con le tante mense tenute dalla Chiesa nel nostro territorio non poteva essere che così. I mendicanti cercano la monetina: nei casi più innocenti per le sigarette o la ricarica telefonica; in altri per la dose giornaliera di sostanze.

Sono contento di come è andata a finire.

don Roberto Trevisiol

Con tutto il rispetto e la stima che ho per mio fratello ho l’impressione che il comandamento del Vangelo: “Ama il prossimo tuo come te stesso” esca piuttosto malconcio dalla sua soluzione. La “toppa” non solo non risolve ma aggrava il problema. Ritorno quindi sull’annosa questione constatando che la Caritas non solo non è riuscita ma pare neppure sia intenzionata a proporre un progetto globale sulla carità. Senza un progetto e senza mettere in rete i vari problemi si arriva purtroppo a soluzioni ben misere.

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