Ho sempre ritenuto provvidenziale che, a questo mondo e nella Chiesa in particolare, sorgano delle voci profetiche che propongono grandi utopie capaci di spingere i cittadini a sognare e a tendere ad un mondo nuovo ed assolutamente migliore. Sono anche convinto che vi siano nella società uomini e donne che, spinti da un sano realismo, muovono, con scelte piccole e concrete, verso queste grandi mete ideali mentre chi continua a sognare in grande riesce solo a trasformare questi slanci in deludenti chimere che non consentiranno mai di fare passi in avanti ma anzi produrranno solamente sfiducia.
Qualche giorno fa ho letto un’intervista rilasciata da Madre Teresa di Calcutta quando ricevette il Premio Nobel. Questa religiosa alla domanda: “Lei è convinta di poter cambiare il mondo?” rispose con umiltà e concretezza da donna che teneva i piedi per terra: “No, a me basta essere una goccia di luce e di amore nell’immenso oceano del nostro mondo!”. Questa risposta così concreta e ricca di saggezza mi ha dato un grande conforto perché talvolta, quando sento voci, assolutamente condivisibili nella loro sostanza, che chiedono in modo perentorio una società più ricca di umanità e più giusta non posso fare a meno di constatare che io invece ho speso l’intera vita in opere che si sono limitate ad offrire un piatto di minestra agli ultimi di questo mondo o un alloggio a vecchi stanchi, frustrati ed abbandonati al loro destino. I miei risultati sono stati tanto modesti da scoraggiarmi e da indurmi a chiedere a me stesso se non ho sbagliato tutto nell’essermi impegnato per obiettivi così limitati ma, il discorso della grande anima di Madre Teresa che si accontentava di essere solamente una piccola goccia nel grande oceano, mi conforta assicurandomi che il mio impegno, spesso tanto faticoso, è stato comunque proficuo.