La settimana scorsa, facendo riferimento alla giornata per l’ammalato che si celebra in tutta Italia l’undici febbraio, festa della Madonna di Lourdes, ho ribadito con estrema franchezza che le parrocchie possono e debbono fare di più e di meglio per i propri ammalati. Pur sapendo di espormi al pericolo di essere accusato di autoreferenzialità. A supporto delle mie affermazioni, ho citato sommariamente le esperienze a cui, con l’aiuto dei miei numerosi collaboratori, ho tentato di dar vita.
Voglio ritornare brevemente su due di questi tentativi che, nonostante siano passati più di dieci anni da quando ho lasciato la parrocchia fortunatamente sono ancora attivi. Mi riferisco al “Gruppo del Mughetto” e al “Gruppo San Camillo”. Il primo è formato da alcune signore che, con la collaborazione degli scout della parrocchia, intrattengono, due pomeriggi alla settimana, alcuni disabili, più o meno gravi, dando così la possibilità alle loro famiglie di godere di un po’ di tempo libero per sbrigare i loro affari mentre il secondo è formato anch’esso da un gruppo di signore che sono impegnate, facendo frequenti visite agli infermi e agli ammalati della comunità.
Perché scrivo queste cose? Non certamente per farmi bello, ma per suggerire ai colleghi e ai cristiani impegnati che con queste iniziative si raggiungono almeno tre obiettivi: si aiuta la comunità a vivere secondo il Vangelo, si matura una cultura di solidarietà ed inoltre la parrocchia si crea una credibilità che favorisce “l’aggancio” con i non praticanti e con coloro che sono lontani. Questo non è poco ed è un’opportunità offerta a tutti!