Già altre volte sono tornato su questo argomento, però penso sia doveroso ritornarci ancora perché lo ritengo un problema che siamo ben lontani dall’aver risolto.
Sento però il bisogno di fare un paio di premesse molto precise perché non nascano interpretazioni negative o equivoci che tornino a discapito dell’obiettivo che vorrei raggiungere.
Primo: io amo profondamente la Chiesa cattolica a cui ho dedicato tutta la mia vita e che ho tentato di servire con tutte le mie risorse. Secondo: ritengo che la Chiesa cattolica sia, tra tutte le confessioni cristiane e tra tutte le religioni, la comunità di credenti più fedele ai messaggi di Gesù e nel contempo la comunità che offre le risposte più adeguate ai bisogni e alle attese dell’uomo di tutti i tempi, ed ogni volta che ho parlato o scritto della Chiesa, l’ho sempre fatto per amore, mosso dal desiderio che sia sempre più fedele al messaggio di Gesù e sempre più a servizio dell’uomo.
Detto questo però, ho ancora la sensazione che manchi all’interno della Chiesa una giusta valutazione dell’importanza del confronto tra interpretazioni, proposte e progetti che tenda alla sua purificazione e al suo miglioramento.
Ritengo poi che non si sia ancora acquisita, come apporto positivo, ogni forma di autocritica, atteggiamento che permetterebbe la possibilità di criticare altre realtà per i loro errori o deficienze e nel contempo metterebbe in luce e darebbe la possibilità di correggere errori, deficienze che pur ci sono anche nella Chiesa, come in ogni organismo umano.
In questa mia umile riflessione oggi vorrei sottolineare un aspetto particolare: nella Chiesa non c’è ancora lo stesso trattamento tra chi forse può peccare per certe idee, proposte o progetti che possono essere giudicati dalla gerarchia progressisti, e quelli che invece possono esser giudicati conservatori.
Per rimanere nell’ambito del clero, non ho mai sentito che si siano presi provvedimenti per i preti che pensano e agiscono come se vivessero uno o due secoli fa, mentre si è sempre stati tanto attenti a chi è in ricerca, fa tentativi per aggiornare il pensiero cristiano e coniugarlo con la cultura e il progresso del pensiero che sono in costante evoluzione. Non mi è capitato quasi mai che certi preti cosiddetti progressisti siano chiamati a guidare comunità cristiane importanti, mentre sempre pare si cerchino persone prudenti, allineate, ossequienti e tranquille per questi compiti.
Anche nella storia più recente della Chiesa italiana vi sono preti intelligenti, generosi, appassionati, che sono controllati a vista, mentre vi sono dei “don Abbondio” codini, tranquilli, ossequienti e legati alle norme (che sono sempre in ritardo con la vita) che pontificano indisturbati.
Aiutare la Chiesa ad emanciparsi da questa mentalità e da questa prassi, penso sia una virtù e un segno di amore piuttosto che un peccato ed una mancanza di rispetto e di obbedienza vera ad essa.
23.08.2014