Semplificazione

Pensavo che col passare degli anni la mia evoluzione religiosa e spirituale subisse un processo di rallentamento progressivo per raggiungere una posizione di stabilità consolidata e tranquilla. Invece, almeno per me, non sta avvenendo così. Non so se ciò dipenda dalla svolta storica che stiamo vivendo e che coinvolge tutte le istituzioni e i modi di pensare, Chiesa e religione compresa. Non so se per l’avvento di Papa Francesco che ha fatto saltare una polveriera mettendo tutto a soqquadro o se avvenga per una mia più profonda ed intensa riflessione sulle problematiche religioso-spirituali, avvertendo che sono al lumicino del tempo da vivere. Fatto sta che avverto nel mio animo e nel mio modo di vivere la religione una evoluzione sempre più veloce, intensa e generalizzata.

La tensione di fondo è certamente quella di una semplificazione progressiva per cui sono portato a tendere all’essenzialità delle problematiche di carattere religioso. Confesso che questo processo che modifica non solo il mio pensiero ma pure i miei comportamenti, non solo non mi crea paura, disagio o sgomento, ma anzi mi offre ebbrezza interiore, libertà spirituale, tolleranza, comprensione, apertura al pensiero degli altri e comunione con tutti gli uomini onesti, ma soprattutto ricerca della verità ed impegno a vivere una vita più felice in una società più tollerante e capace di apprezzare la complementarietà tra le varie fedi e religioni.

Molti mesi fa lessi su un periodico di ispirazione cristiana un articolo che metteva in guardia da questo modo di pensare e di vivere la propria fede, definendo questa tendenza una “religione civile”, ossia una forma di sincretismo religioso che “salva” un po’ tutti e tutto, ma che impoverisce il messaggio evangelico.

Per un po’ di tempo rimasi perplesso, però superai questa preoccupazione ritenendo il messaggio di Gesù il più vero e il più corrispondente ai bisogni e alle attese dell’uomo, senza però che ciò mi portasse ad affermare che le altre religioni non avessero nulla di valido. Non subisco affatto la tentazione di negare alcune delle grandi verità cristiane, ma sono invece portato a dar loro un’interpretazione esistenziale che le riconduce dentro la vita, mentre fino ad ora mi era sembrato che esse rappresentassero quasi una raccolta di verità poco o nulla influenti sulla vita reale.

Vorrei spiegarmi con un esempio: sto pensando e tentando di vivere la fede come avviene per l’amore, che è una realtà bella, calda, difficilmente descrivibile, che però esalta la vita, la rende piena di fascino e di incanto. Sento il bisogno di vivere la fede come qualcosa che ravviva e trasfigura l’oggi, piuttosto che il “domani”. Voglio vivere una religiosità che soprattutto mi aiuti a tendere all’assoluto, ossia alla “sorgente” della felicità, dell’amore, della pace, del bene e della verità. E contemporaneamente mi spinga ad aiutare l’uomo a vivere una vita degna e felice.

Sono cosciente di essere in cammino per una meta che letteralmente mi affascina, spero che questo stato d’animo continui e mi porti a risultati sempre più positivi.

05.04.2014

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