L’Avapo

La giovane e intraprendente presidente dell’Avapo, dottoressa Stefania Bullo, anche quest’anno ha avuto l’amabile gentilezza di invitarmi alla cena che ogni anno organizza presso il Seniorestaurant del “don Vecchi” per i volontari della sua associazione. Io sono abitualmente – e per di più per natura – schivo, motivo per cui mi costa sempre aderire a questi inviti, però, avendo una grande stima e ammirazione per questa cara gente che segue gli ammalati di tumore nella fase terminale, ho aderito ben volentieri.

La serata è stata veramente piacevole; per me è una vera gioia incontrare persone che credono alla solidarietà e che, per di più, condividono la mia visione della vita e dei miei ideali. Alla cena, fornita dal catering “Serenissima Ristorazione” e servita dalle care signore che operano al “don Vecchi”, hanno partecipato un centinaio di volontari. E’ stato un incontro all’insegna della sobrietà, scelta valida per ogni tempo, ma soprattutto in questo momento di crisi e soprattutto destinata a persone che han scelto di dedicare il loro tempo libero ai concittadini che vivono la fase finale della loro esistenza. La sobrietà poi ben si coniuga anche con la signorilità per persone che cenano assieme soprattutto per dialogare e rafforzare i legami di una reciproca conoscenza ed amicizia.

La dottoressa Stefania Bullo, presidente dell’Avapo da più di un decennio, ha introdotto la serata conviviale informando i suoi volontari soprattutto sulle iniziative in atto, ed in particolare sulla collaborazione che il mondo dello sport sta offrendo con tanta disponibilità. Mentre parlava questa cara ragazza, che sta dedicando tutto il suo tempo e soprattutto il meglio delle sue energie per l’affermarsi del nobile progetto che l’Avapo chiama “L’ospedale a domicilio”, d’istinto mi veniva da confrontare l’affermarsi di questa associazione con lo stile, i progetti e gli sviluppi di quella alla quale sto dedicando l’ultima stagione della mia vita. Sarebbe ingiusto se pensassi che al “don Vecchi” non abbiamo dei collaboratori intelligenti e generosi, però ho la sensazione che noi abbiamo sviluppato poco il rapporto con i gruppi sociali che a Mestre si muovono in altri settori della solidarietà, o perlomeno della vita associativa e del volontariato.

I Centri don Vecchi crescono, sono efficienti e quanto mai operativi, però forse hanno bisogno di un maggior dialogo ed integrazione con le forze migliori della nostra città. Mi auguro tanto che ci si possa in futuro aprire maggiormente al dialogo e alla collaborazione con chi a Mestre sta portando la primavera della solidarietà.

La serata quindi non è stata solamente piacevole per aver avuto modo di incontrare tanti concittadini buoni e generosi, ma anche stimolante per la nostra Fondazione per quanto riguarda il suo rapporto col mondo esterno ad essa.

13.12.2013

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