Nota: quando don Armando ha scritto queste righe, non sapeva che il suo diario viene riportato nel blog nella sua interezza.
Faccio queste confessioni perché la gente conosca uno dei tanti disagi che comporta la vecchiaia e perciò abbia comprensione per gli anziani. I miei amici sanno che la mia amicizia con la stampa non è da oggi, perché vi traffico dentro da una vita intera, avendo capito che se non avessi trovato degli strumenti idonei – e soltanto i più moderni sono i più efficienti – avrei avuto la tristezza che il messaggio in cui credo sarebbe stato destinato a soffocare dentro la mia coscienza o comunque non sarebbe andato molto oltre l’ombra del campanile.
Da questa consapevolezza è nato prima il settimanale “La Borromea”, poi il mensile con lo stesso nome. Giunto a Carpenedo, diedi vita al settimanale “Lettera aperta”, al mensile “L’Anziano”, all’altro mensile “Carpinetum” e alla testata radiofonica “Radiocarpini San Marco”. Con la pensione ho fondato il settimanale “L’Incontro” e il mensile “Sole sul nuovo giorno”.
Però ora mi sono trovato di fronte una montagna invalicabile. Appena giunto al “don Vecchi” ho acquistato un computer perché avevo capito che il computer e tutti i suoi derivati digitali – internet, il blog, web, facebook, ecc. erano i mezzi moderni per raggiungere più persone possibili e soprattutto per poter parlare alle nuove generazioni. Allora avevo 77 anni, mi sono spazientito quasi subito e sono tornato alla mia penna biro, perché era un’amica più duttile e più comprensiva della mia impazienza.
Ho regalato il computer e mi sono fatto aiutare da alcuni esperti ai quali però devo ricorrere ad ogni pié sospinto e dei quali mi devo fidare. Pensate che un carissimo amico, per Natale di un paio di anni fa, mi ha regalato il “blog”, col quale potrei offrire il mio pensiero ad un numero sconfinato di persone. Con ciò non sono neanche mai riuscito a sapere cosa dico al mio “prossimo digitale” perché questo amico è stato costretto a scegliere lui i pezzi che lui ritiene più …..inerenti al mio pensiero e spulciando quindi dai miei scritti “mette in onda” quelli che lui ritiene più opportuni.
Faccio questa confessione perché i miei amici più giovani vengano a conoscenza degli “acciacchi segreti” della vecchiaia. Tante volte, specie quando mi occupavo del mensile “L’Anziano”, ho pubblicato dei bei pezzi che andavano sotto il titolo “Le beatitudini del vecchio”, in cui si diceva: “Beato colui che non dice al vecchio `questa cosa l’hai detta altre volte’, oppure beato chi mi parla forte perché sono duro d’orecchio…..” e si continuava ad offrire beatitudini a chi accettava i limiti propri della vecchiaia.
Se mi capiterà l’occasione aggiungerò anch’io una beatitudine: “Beato chi non mostra sorpresa quando sono impacciato col telefonino, quando non so adoperare il computer e perfino quando chi mi fa il piacere di farmi da portavoce sceglie lui, a piacimento, ciò che voglio dire.”
27.08.2013