Mio padre, buonanima, specie da anziano, ritornava spesso sugli stessi argomenti. In questi giorni di caldo afoso, per associazione di idee, ne ho ricordato uno che mi spinge ad azzardare un suggerimento molto elementare alla direzione sanitaria dell’Ospedale dell’Angelo per risolvere l’annoso problema del sovraffollamento.
Premetto il raccontino piacevole ed arguto di mio padre. Diceva papà che Cristoforo Colombo, lo scopritore dell’America, era uno spirito arguto ed intelligente, e raccontava con dovizia di particolari il famoso aneddoto dell’uovo: «Colombo invitò alcuni amici a far stare in piedi un uovo posato verticalmente su un tavolo. Provarono tutti, ma inutilmente, l’uovo sbandava a destra e a sinistra nonostante ogni tentativo. Allora gli amici dissero a Colombo: «Provaci tu!” e Colombo, con fare disinvolto, schiacciò leggermente l’uovo, il guscio s’incrinò e l’uovo rimase in piedi fra la sorpresa di tutti».
Vengo all’annoso problema del pronto soccorso. Io mi reco in questo reparto dell’Angelo due volte la settimana per portare “L’Incontro” e lo trovo sempre sovraffollato. Recentemente hanno cambiato la sistemazione interna ed avendo distribuito in luoghi diversi i pazienti in attesa, sembra che ci sia meno gente, ma il problema rimane perché c’è sempre sovraffollamento e i giornali criticano questa situazione ormai endemica.
Pochi giorni fa incontrai Domenico, il caposala del reparto. Domenico è un ragazzo intelligente, pieno di buona volontà, intraprendente e brioso nell’eloquio. Gli chiesi come si potrebbe risolvere questo inghippo. Lui mi ha fatto un’intera lezione sulla dottrina su cui poggia l’accoglienza del pronto soccorso, mi parlò dei codici – bianco, verde e rosso -, del metodo adottato per scegliere i pazienti secondo la gravità: il famoso “triage” della precedenza data sempre al codice rosso che indica il maggior pericolo, e mi disse ancora che chi intasa il pronto soccorso sono i “codici bianchi”, ossia quei pazienti che vanno all’ospedale per uno starnuto, per una puntura di zanzara, pazienti che sono poi costretti ad attendere una, due, cinque ore e più.
Ora sono tentato di suggerire a questo brillante caposala e alla sua direzione la soluzione dell'”uovo di Colombo”. Se si attrezzasse un ambulatorio con un medico intelligente, spiccio e risoluto ed una infermiera di supporto e qui vi si avviassero i “codici bianchi”, ossia i malati immaginari o quasi e questo medico desse ad uno un punto, ad un altro un cerotto, ad un altro una pastiglia – magari placebo – ad un altro ancora una carezza, fissando al medico un tempo massimo per paziente dai tre ai cinque minuti, o si facesse con lui un contratto a cottimo – cinque euro per paziente, credo che “l’uovo starebbe in piedi con sorpresa di tutti. E finalmente il pronto soccorso diventerebbe pronto soccorso e non eterno soccorso.
14.08.2013