La rivoluzione di Papa Francesco

Non conosco cristiano impegnato o vescovo che prima o poi non abbia parlato di una Chiesa povera per i poveri: concetto che quella bell’anima di don Tonino Bello, il compianto vescovo di Molfetta, ha tradotto in quella bellissima immagine: “La Chiesa in grembiule”.

Le prediche sono facili però, al di fuori di alcuni testimoni, che da vivi sono stati giudicati un po’ folli – vedi don Benzi o semplicemente don Gallo – non mi è mai parso che la “Chiesa reale”, nel suo complesso, abbia preso seriamente questa direzione. I preti hanno canoniche che, rispetto ai luoghi ove esse sono collocate, sono confortevoli, corrono in automobili spesso costose e i vescovi dimorano nei loro palazzi e celebrano sontuosi pontificali nelle loro cattedrali.

Ci sono pure, per fortuna, anche dei missionari alla Alex Zanotelli che condividono la sorte dei cenciaioli che vivono rovistando nelle discariche delle metropoli del mondo dei consumi, ma sono veramente delle mosche bianche. La Chiesa, dall’alto al basso, purtroppo non è così, tanto che perfino io, per un pizzico di coerenza, ho scelto di condividere la sorte degli anziani poveri, col mio più che confortevole minialloggio al “don Vecchi”. Non ho preteso dalla Curia un congruo appartamento, come tanti altri miei colleghi , comunque la mia dimora è più che accogliente. Però, nonostante questa buona sistemazione, talvolta mi sorprendo a pensare di essere un prete credibile e coerente per tanto poco!

La Divina Provvidenza, fortunatamente, ci ha mandato un Papa scovato “alla fine del mondo”, un Papa che da vescovo frequentava assiduamente le bidonville, un Papa che ci sta mettendo tutti in crisi, dal primo all’ultimo, con la sua croce di ferro, con le sue scarpe da discount, la sua semplice tonaca bianca, il suo alloggio nella periferia del Vaticano, col suo linguaggio povero e le sue immagini da Vangelo. Un Papa che ha messo il naso nella banca vaticana e che vuol far subito pulizia.

Ora il Papa fra qualche giorno andrà a Lampedusa, l’isola estrema d’Italia dove stanno arrivando su barconi di fortuna i più disperati dei disperati del mondo. Questa scelta di certo non è occasionale ma, una volta ancora, vuol dire a noi cristiani che il Cristo vero va cercato, amato e servito nei più poveri.

26.06.2013

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