Fino ad una decina di anni fa non sapevo neppure cosa significasse il termine “autoreferenziale”; infatti non mi era mai capitato di imbattermi nelle mie letture, in questa locuzione. Lo sono venuto a sapere in un’occasione non troppo felice.
Un mio diretto collaboratore, un giorno in cui mi manifestò apertamente il suo dissenso sul mio modo di condurre la parrocchia, quando tentai di fargli osservare che con quell’indirizzo avevo ottenuto più di qualche successo, mi buttò là una risposta con cui mi pareva che liquidasse la questione, dicendomi che io avevo una mentalità ed un comportamento autoreferenziale. Capii poi, un po’ alla volta, che quella parola significava il ritornare, con qualche compiacimento, su qualche risultato vero o presunto, che uno pensava di aver ottenuto con le sue scelte.
Non ho mai consultato il vocabolario per vedere se il termine significasse proprio questo, ma comunque, da quell’occasione, sono sempre un po’ guardingo e prudente quando mi capita di valutare qualche mia “impresa”.
Questo discorso mi è venuto a galla quando, qualche giorno fa, i “miei ragazzi” che stampano “L’incontro”, mi hanno portato a conoscenza di qualche cifra. Infatti mi hanno riferito, alla chiusura del 2012, che lo scorso anno sono state stampate duecentoventimilaquattrocento copie de “L’incontro”, pari a duemilioniseicentoquarantaquattromilaottocento pagine.
A sentire queste cifre, confesso che ho provato un sentimento di soddisfazione, ma subito ho temuto che si trattasse di quella autoreferenzialità di cui mi accusava il mio cappellano.
Non so se questa autoreferenzialità sia un peccato grave, ma confesso pure che ciò non mi ha provocato né rimorso né pentimento. Superiori e colleghi si guardano bene dal complimentarsi per la nostra iniziativa pastorale di evangelizzazione – o preevangelizzazione che sia – tramite “L’incontro”.
E’ vero che in un “mondo di ciechi un monocolo è re”, perché a Mestre, se si eccettua “Piazza maggiore” del duomo di San Lorenzo, non avverto concorrenza di sorta, per quanto pallida, di periodici che si collochino pressappoco sulla stessa linea editoriale sui risultati de “L’incontro”.
Comunque la simpatia della gente – che è quello che ci interessa di più – è una gratificazionne che, referenzialità o meno, mi fa ringraziare il Signore per averci dato la possibilità di una semina così larga e di una resa più che soddisfacente.