Il segno della fede

Qualche tempo fa è morta una donna per cui è stato chiesto il commiato cristiano. Io non conoscevo assolutamente questa creatura perché era vissuta in un paese dell’interland della nostra città. Avevo chiesto ad un suo fratello qualche notizia sulla vita della sorella e lui era stato abbastanza vago circa la fede e la vita religiosa della sorella, ribadendo però il fatto che era stata molto disponibile ad aiutare un po’ tutti, lavorando in una casa di riposo e che aveva avuto moltissime amiche. Questo tipo di risposta mi giunge abbastanza di frequente.

Prima del rito una collega della defunta è venuta a chiedermi di poter dare un saluto desiderando confermare la grande disponibilità all’amica scomparsa. Quasi d’istinto sentii il desiderio di avere un’ulteriore precisazione circa la religiosità della defunta, però anch’essa rimase un po’ sfuggente. Allora la incalzai chiedendo in maniera diretta: «Era credente?» «Penso di si», mi rispose. Allora continuai: «Ma non era proprio per nulla praticante?» Al che questa giovane amica mi rispose con sicurezza, quasi volesse sfidarmi su un terreno su cui credo avesse già riflettuto: «Era però molto generosa ed amava seriamente il prossimo», quasi a dire che questa è la religiosità che salva agli occhi di Dio.

Non risposi, perché il terreno si faceva scivoloso per un “ministro del culto”, ma soprattutto perché la pensavo come lei, però non volevo correre il rischio che questa cara ragazza pensasse che io ritenessi non utile la pratica religiosa. Credo però che sia proprio l’amore che salva e che non esista fede vera senza amore e solidarietà verso il prossimo.

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