L’ultimo miracolo

Mi ha amareggiato e preoccupato quanto mai quando una scheggia impazzita è schizzata da una delle associazioni di volontariato che ogni settimana offrono generi alimentari e frutta e verdura a duemilacinquecento concittadini che non hanno denaro sufficiente per sopravvivere in questo tempo di crisi che colpisce soprattutto i più deboli.

Temevo che i contrasti interni finissero per danneggiare la folla di poveri che quotidianamente raccoglie presso il “don Vecchi” la “manna” che fortunatamente cade dal cielo.

Ho tentato con tutte le mie forze e le mie risorse di imbrigliare questa “scheggia” perché non solo non disperdesse la sua energia ma, una volta incanalata, finisse per offrire più luce e conforto. L’impresa non è stata facile, perché è sempre stato difficile guidare quello che nasce dal sospetto e dal dissenso. I primi tempi sono stati tribolati ed incerti, ma poi, pian piano, la cosa ha cominciato a funzionare ed ora sembra davvero promettente, anzi provvidenziale.

E’ vero che la sinergia rappresenta la soluzione ottimale, ma quando risulta impossibile ci si deve accontentare almeno di una concorrenza non belligerante. Così è nata al “don Vecchi” la nuova associazione di volontariato che è stata battezzata col nome augurale e riconoscente “La buona terra”. Essa conta già una quindicina di volontari, ha un presidente, un codice fiscale, gestisce ogni giorno una quindicina di quintali di frutta e verdura, possiede un furgone, ha un “fatturato” di un migliaio di euro mensili e accontenta tre, quattrocento bisognosi alla settimana e, meraviglia delle meraviglie, riesce anche a fornire frutta e verdura alla mensa della San Vincenzo e a quella dei frati.

Una volta tanto una calamità è diventata un’opportunità ed una bella prospettiva per il futuro. Di certo questo evento ha ulteriormente aggravato il cuore già affaticato di questo vecchio prete.

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