Il pensiero del cardinal Martini

Del cardinal Martini ho letto parecchie cose, ma confesso che non avevo colto il filo conduttore del suo pensiero, le sue convinzioni profonde le tesi di certo non eterodosse, ma non sempre condivise dalla Chiesa ufficiale. In occasione della sua morte è venuto a galla un mondo sommerso che mi era rimasto sconosciuto e che ho colto con tanta gioia interiore.

La stampa cattolica ha inquadrato questa splendida figura di studioso e di pastore evidenziandone lo stile, le doti, la ricchezza interiore. L’ha fatto con ammirazione ed entusiasmo, cosa che mi ha edificato e reso orgoglioso che pure la Chiesa del nostro tempo continui ad esprimere figure così belle di testimoni e di profeti. Confesso però che il cardinal Martini, visto “da sinistra” mi è piaciuto e mi ha fatto del bene ancor di più.

E’ vero che se da un lato il mondo cattolico ufficiale gli ha creato un bel monumento che ha coperto un po’ tutte le sue divergenze sotto la lapide tombale del bene della Chiesa, quello laico ha accentuato gli aspetti più critici del pensiero e del messaggio del presule ambrosiano. Forse li ha accentuati fin troppo e ha visto solo quelli; ma pur essi c’erano! Ad esempio mi fa bene quella frase con cui Martini dice che la nostra Chiesa è indietro di almeno duecento anni sullo sviluppo del mondo.

Questa critica per me è un dono, è affermazione stimolante per cercare, per buttar ponti, per dialogare con l’uomo di oggi, per guardare avanti. Oppure quest’altra affermazione:

“Mi angustiano le persone che non pensano, che sono in balia degli eventi. Vorrei individui pensanti. Questo è l’importante. Soltanto allora si porrà la questione se siano credenti o non credenti”.

Mi pare sacrosanto questo invito alla libertà della mente che ha fatto di Martini una voce fuori dal coro nell’ordinato gregge dell’episcopato italiano e ha inquietato ancora oggi il potere ecclesiastico.

Infine scelgo un’altra affermazione che ha sapore di “lievito di sale” di tipo evangelico:

“Né il clero né il diritto ecclesiale possono sostituirsi all’interiorità dell’uomo. Tutte le regole esterne, le leggi, i dogmi ci sono dati per chiarire la voce interna e per il discernimento degli spiriti^ È questo il metodo-Martini, è questo l’insegnamento del Vaticano II, è questo il nucleo del Vangelo cristiano, ed è paradossale pensare a quante critiche Martini abbia dovuto sostenere nella Chiesa di oggi per affermarlo.

Credo che soltanto accostando i giudizi e le valutazioni di “casa nostra” con quello del “mondo laico” si possa avere una visione equilibrata e reale di questo profeta del nostro tempo. Guai però tacerne per opportunismo o per faziosità una di queste componenti.

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