Dato che ci sono mi permetto di fare un’altra riflessione sulla “giustizia”, un organo dello Stato italiano che da tanto tempo giudico sorpassato, pletorico, fazioso, inconcludente.
Forse non è tutta colpa dei giudici, ma pure e soprattutto dei legislatori che, invece di pensare al funzionamento di questo ministero così importante e far leggi sane e sagge, pensa a farsi sgambetti, a polemizzare sul nulla, o disertare le camere, e soprattutto ad obbedire in maniera cieca ai segretari di partito che all’interno dello stesso, o sono dei dittatori assoluti, o governano in combutta con una piccola cricca di boiardi assetati di soldi e di potere.
Premetto, a me piace quanto mai il ministro Severino. Mi pare però che nonostante sia una donna intelligente, libera, innovativa, non le permettano di fare ciò che sarebbe quanto mai giusto.
Ormai sappiamo fin troppo bene che le prigioni sono sovraffollate, disumane, incivili e che i carcerati si impiccano a centinaia (mi vengono i brividi a pensarci!).
Pare che la Sseverino pensi a pene alternative, più civili e più vantaggiose per i carcerati e per il Paese e voglia metter fuori dal carcere almeno ventimila persone. Io prego ogni giorno perché quella cara donna cominci almeno con centomila.
Stamattina ho incontrato un operaio del cimitero che le carceri le conosce fin troppo bene. Ora però è un ragazzo nuovo, lavora ed è cordiale; di certo non è assolutamente quello per cui un tempo lo si è messo dentro. Pare che a giorni lo vengano a prendere per un altro mese di carcere che gli manca.
Cara signora Severino, non ascolti la Lega, Di Pietro e tutti quei forcaioli, perché lei sa meglio di me che il carcere non migliora nessuno. Lasci che il mio amico continui a curare le tombe del nostro camposanto: ciò è vantaggioso per lui, ma anche per noi.