Sprechi carnevaleschi

Non so proprio quando uscirà su “L’incontro” (e sul blog, NdR) questa pagina del diario. Tante volte ho ripetuto che il mio diario fissa sulla carta incontri, pensieri, reazioni o sogni che mi vengono in un giorno determinato, che come tutti i giorni, porta una data specifica, ma che la sua uscita sul periodico può variare anche di mesi.

Mentre sto buttando giù questo appunto il carnevale impazza, a Venezia intasa calli, campielli e vaporetti e la città spreca centinaia di migliaia di euro, forse milioni, mettendo in luce l’inconsistenza, la fatuità e l’effimero della nostra società.

In un momento in cui il Governo è costretto a tagliare dappertutto, la nostra amministrazione comunale, i nostri enti sociali, culturali, ecc. ecc. seminano a piene mani migliaia e, ripeto, forse milioni di euro nelle calli veneziane. Pinocchio fu certamente meno scialone quando si lasciò convincere di piantare qualche solderello “nel campo dei miracoli”.

Io non leggo certamente le cronache che interessano “Il Gazzettino” sui “voli dell’angelo” dal campanile di San Marco da parte di ragazze vestite da aquila o da oca, della “pantegana” dal ponte di Rialto o dell’asino dalla Torre di Mestre. Il telegiornale però ci offre con voluttà carrellate sulle maschere che vengono dal mondo intero, vestite con costumi dalle fogge più diverse, ma sempre e comunque costosi a non finire, così che allo sperpero di denaro pubblico si aggiunge quello dei privati. Pare che sia sempre stato così.

Comunque non è consolante che col passare dei secoli la nostra società non sia rinsavita e che i reggitori della cosa pubblica continuino ad imbonire le folle, a frastornarle con queste manifestazioni che distraggono il popolo dall’essere parco, dall’adoperare per le cose importanti il poco denaro di cui dispone.

So che “quaresima” dice quasi nulla alla nostra gente, che il messaggio di verifica, di ripensamento, di sobrietà e generosità non andrà neanche fuori dalle porte delle chiese, nonostante ciò niente riesce a distogliermi dal sognare una società con costumi più austeri, capace di essere serena e di badare a ciò che la vita può offrire a buon prezzo.

Da parte mia faccio fatica a capire ove posso tagliare, però sono convinto che, dopo una seria verifica, qualcosa di meglio potrò fare, memore di una “sentenza” di un mio collega delle magistrali che in tempi lontani mi disse di aver scoperto una grande verità, che cioè si può sempre fare un passo in avanti o un passo indietro!

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