Il concepimento del don Vecchi e quella bistecca fiorentina…

L’inaugurazione del “don Vecchi” di Campalto e le promesse per il “don Vecchi” quinto, ossia quello che stiamo progettando con la Regione e che dovrebbe rappresentare un ulteriore passo in avanti, cioè il tentativo di mantenere nel proprio domicilio anche gli anziani che stanno perdendo decisamente l’autonomia a livello fisico, mi ha portato in questi ultimi tempi a ricordi ormai lontani.

Una ventina di anni fa, stavo faticosamente mettendo a fuoco nella mia mente il progetto che doveva permettere all’anziano di non essere costretto al ricovero in un ospizio, o alla amarezza di dover mendicare dai figli denari per sopravvivere o essere condannato alla solitudine in condomìni anonimi. Sennonché lessi con curiosità su “Famiglia Cristiana” che a Lastra a Signa, presso Firenze, avevano trasformato una casa di riposo in una specie di condominio per anziani.

Convinsi l’architetto Renzo Chinellato, che a quel tempo tentava di tradurre in un progetto le mie fantasticherie, ad andare nella lontana Toscana per vedere come stavano le cose. Scoprimmo il prototipo, in verità assai rozzo, anche perché risentiva di un adattamento, ma l’idea c’era tutta. Soprattutto mi accorsi che i residenti avevano un volto più sereno di quello di tutti gli ospiti delle case di riposo che avevo visti fino ad allora.

Il prototipo fu perfezionato, ingentilito, reso signorile a livello abitativo e più accessibile a livello economico e ne venne fuori il “don Vecchi” che risultava quale una “mercedes” in confronto alla “Balilla” di Lastra a Signa.

Il ricordo mi rimase però nel cuore come un’esperienza bella e positiva, suppongo anche per il fatto che l’architetto mi offrì il pranzo in una locanda di campagna in cui mangiammo pasta e fagioli e la bistecca fiorentina. Mi par di sentire ancora il profumo del braciere in cui danzavano le fiamme di legna dei boschi toscani e il gusto ineguagliabile di quel ben di Dio che è la bistecca di Firenze! Ne mangiai mezza, ma me ne sarebbe bastata un quarto per saziarmi e per sentire quanto era buona. La festa per il concepimento del “don Vecchi” non poteva essere più affascinante.

Tornammo a casa entusiasti, quasi illusi che nel “don Vecchi” ci sarebbe stato un caminetto con una enorme bistecca a rosolare sulla graticola. In realtà oggi ci dobbiamo adattare al menù del Catering Serenissima, ristorazione nella quale non è prevista la bistecca fiorentina!

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