In questi giorni ho temuto di entrare in collisione con la San Vincenzo, movimento in cui ho militato per alcuni decenni e da cui non mi sono mai idealmente staccato.
In genere quando mi pare di aver terminato un’esperienza, volto pagina, non perché rifiuto o rinneghi il passato, ma solamente perché l’esperienza successiva che sposo, mi assorbe totalmente per cui non mi pare di aver più tempo per quella che ho lasciato.
Così è avvenuto per la San Vincenzo.
Una quindicina di anni fa mi è parso di non riuscire più a dare quel contributo che ritenevo doveroso, per cui ho lasciato, dedicandomi più liberamente sempre alla carità, però seguendo il mio intuito, le mie esigenze interiori, perseguendo obiettivi che io ritenevo più impellenti e più bisognosi di persone che vi dedicassero attenzione ed impegno.
Con questo ho seguito, sempre discretamente a da lontano, il servizio che questo movimento continua ad offrire alle frange più indifese della nostra popolazione.
La San Vincenzo da qualche anno è entrata in ospedale con un centinaio di volontari per svolgere un’opera di supporto e di testimonianza cristiana.
Per una serie di circostanze e di carenze di assistenza religiosa anch’io, seppur vecchio, sono rientrato in servizio attivo in qualità di richiamato.
Una delle prime urgenze che ho avvertito fu quella della comunicazione e della formazione religiosa e senza pensarci troppo ho, per la seconda volta, dato vita ad un foglio settimanale, essendomi stato erroneamente detto che, il primo a cui avevo pensato tanti anni fa “Il coraggio” è stato chiuso.
Le cose non stanno così, il foglio precedente era solamente “dormiente”.
Chiarito l’equivoco, troveremo certamente modo di arricchire l’iniziativa in maniera tale che la presenza e la testimonianza cristiana sia più viva ed efficace all’interno dell’Angelo.