La lettera al presidente Napolitano da un’anziana della nostra città

Qualche giorno fa mi ha raggiunto nella sagrestia della mia chiesa tra i cipressi una mia coetanea la quale – a differenza di me, che ho messo su pancia, che ho i capelli tutti bianchi, sempre arruffati e ribelli e che mi faccio ripetere due volte il discorso perché duro d’orecchi – era quanto mai elegante, col suo vestitino rosso, con i capelli ben curati e con un fare sciolto ed elegante, tanto da sembrare una mia nipotina.

Dal discorso che m’ha fatto, ho capito che era una persona quanto mai lucida, con un temperamento deciso, con parole calibrate ma taglienti.

Mi disse che era venuta per farsi perdonare da me perché si era permessa di “rubare” qualche pensiero de “L’incontro”, ma capii ben presto che questa era una bugietta da donne; in realtà voleva rendermi partecipe della sua indignazione nei riguardi dei parlamentari, delle classi dirigenti che stanno disonorando il nostro Paese con la loro rapacità, sete di potere, avidità ed inconcludenza.

Questa cara signora, apparentemente fragile ma con una volontà ed una lucidità invidiabili, ha scritto una lunga lettera – quattro facciate di foglio protocollo – al presidente Napolitano, dicendo ben chiaro: «Chiedo a Lei che questa lettera, scritta da una cittadina italiana (fra pochi mesi avrò 80 anni) venga letta in Parlamento, non quando ci sono quattro gatti, ma quando sono tutti presenti, perché finalmente sappiano che cosa la gente pensa e s’aspetta da loro».

Mi piacerebbe – ve l’assicuro – pubblicarla tutta quella lettera perché c’è nello scritto una veemenza ed una indignazione che danno la misura di quanto il popolo italiano sia disamorato dello Stato, rifiuti i comportamenti inconcludenti ed interessati, sia deluso dalla classe dirigente, chieda e pretenda pulizia e serietà.

Vi sono dei passaggi che sono come una lama affilata e tagliente: “non riesco più a sopportare l’arroganza degli onorevoli `disonorevoli'”, “voglio parlare di questa Italia, che è la mia Patria, ma pare che appartenga solo a loro”, “parlano senza mai concludere niente”, “riempiono solamente le loro tasche”, “lo Stato siamo noi!”, “che spettacolo da circo il Parlamento!”.

Credo che neanche il recente libro “La Casta” abbia il vigore della protesta che questa anziana signora ci mette nel denunciare l’ingordigia, il malaffare, le ruberie, i sotterfugi e l’ipocrisia dei politici nel dire di fare gli interessi dei poveri, mentre sono solo preoccupati di “mangiare” sulle spalle degli operai, dei pensionati e di un popolo che tradiscono ulteriormente inducendolo ad una vita effimera e godereccia.

Ogni sera aprirò la televisione per vedere quando Napolitano farà leggere in Parlamento la lettera di questa anziana signora che si firma con nome e cognome, ci mette l’indirizzo preciso e pure il numero di telefono.

Prometto che pubblicherò la risposta del presidente quando si sarà deciso di rispondere a questa sua cittadina!

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