La partenza del Patriarca Scola

Il Patriarca se ne va. Non ho appreso bene la notizia. La stampa locale, sapendo la logica del “mondo”, ha fatto osservare che la nomina ad Arcivescovo di Milano rappresenta una promozione perché quella diocesi è la più grande e la più florida di tutte le Chiese d’Europa. Questo criterio non riesco ad accettarlo: la “carriera” ecclesiastica è una lettura del servizio pastorale che io rifiuto in maniera radicale.

Quando avevano cominciato a circolare le voci di un probabile trasferimento a Milano del Patriarca Scola, non ci avevo creduto per quattro motivi almeno.

Primo: il Patriarca ha concluso da poche settimane la sua visita pastorale e perciò, avendo conosciuto da vicino la sua gente e il suo popolo, era in grado finalmente di iniziare un servizio con conoscenze dirette e in grado di valutare con obiettività persone, situazioni, carenze e potenzialità che prima non conosceva e la conoscenza delle quali è basilare per un servizio pastorale serio, documentato e positivo.

Secondo: il Patriarca Scola, partendo dalle sue esperienze precedenti e soprattutto dalle sue frequentazioni accademiche, ha dato vita all’università cattolica di Venezia sulla punta della Dogana. Una realtà positiva per la cultura ecclesiastica e per il bene della città. Sarà ben difficile trovare chi accetti questa eredità bella ma infinitamente difficile, senza la clausola del “beneficio d’inventario!” Sto già pregando per il povero Cristo che gli succederà.

Terzo: il Patriarca ha riscoperto e valorizzato la posizione di Venezia quale cerniera tra la vecchia Europa e i popoli slavi e del Medio Oriente. Il Marcianum sta balbettando le prime parole di questo dialogo interculturale. Ora che il sindaco-filosofo se n’è andato e il Patriarca del dialogo con l’islam se ne va, credo che si arrischi che cali il sipario e Venezia riprenda la sua inesorabile decadenza.

Quarto e non ultimo: è appena partito per Vicenza il vescovo ausiliare mons. Pizziol; non c’è e non ci sarà presto un vicario generale e i vertici poi della Chiesa veneziana non mi pare brillino di personalità tanto autorevoli, motivo per cui si ha la sensazione di una Chiesa decapitata e senza guida.

In risposta a questi dati obiettivi, ci sono i discorsi di circostanza, ma questi sono discorsi ai quali non crede neanche chi li fa. Per fortuna il Signore trasforma le pietre in pane e le rocce in sorgenti. Speriamo che faccia un miracolo anche per questa “Venezia si bella e perduta!”.

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