Ho incontrato i dirigenti dell’IRE, l’ente veneziano che gestisce un immenso patrimonio derivante dalla Congregazione della Carità che, a sua volta, ha incamerato la gran parte dei beni che i veneziani avevano messo in mano della Chiesa, durante i secoli passati, perché li adoperasse a favore dei poveri.
La presidente dell’ente, accompagnata da due giovani ed intelligenti funzionari, ha voluto visitare il “don Vecchi” e confrontarsi sui problemi degli anziani in perdita di autonomia. L’incontro m’è parso estremamente positivo e ci siamo ripromessi di operare in modo che la Regione recepisca le istanze di chi opera sul campo e non ha pregiudizi di carattere ideologico e politico.
M’ha fatto molto piacere questo scambio di esperienze e di proposte, avvertendo negli interlocutori non solamente estrema competenza tecnica, ma anche vera passione per gli anziani e senso civico, teso a trovare soluzioni possibili, economiche e soprattutto rispettose della dignità della persona, che va difesa fino all’estremo limite del possibile.
Da molti anni, e più volte, ho suggerito e proposto anche agli enti di ispirazione religiosa, o comunque gestiti dalla Chiesa veneziana, di dar vita ad una federazione o comunque a momenti di confronto. Le mie proposte sono sempre cadute nel vuoto; il mondo veneziano è da sempre individualista, ma il mondo veneziano di ispirazione cristiana lo è certamente più ancora.
Mentre parlavo con questa cara gente in ricerca di soluzioni innovative, mi tornavano nel cuore le parole di Gesù alla samaritana: «Credimi, donna, è giunto il tempo ed è questo, in cui i veri adoratori di Dio non lo adorano in questo o in un altro monte, ma in spirito e verità!».
Mi fa felice che sbiadiscano, anzi scompaiano certe etichette fasulle ed ininfluenti per camminare assieme a tutti nella ricerca del bene comune.