Una carissima signora, a cui voglio molto bene, anche se è sempre esagerata nelle espressioni d’affetto e di ammirazione nei miei riguardi, quest’anno m’ha regalato l’ultimo volume di Vittorino Andreoli, “Preti”, viaggio fra gli uomini del sacro. Questa signora mi ha lasciato in chiesa il grosso volume con una dedica “esagerata”, come è il suo modo di mostrarmi affetto e riconoscienza per l’orizzonte bello ed infinito che ho tentato di indicarle: “Ad un gran prete auguro un grande 2010. Con affetto”.
Probabilmente, se avesse scritto “Ad un vecchio prete” sarebbe stata più nel giusto, ma siccome lei è fatta così, io così com’è le voglio bene. Monsignor Vecchi m’ha insegnato che dobbiamo voler bene alle persone come sono, perché se pretendessimo di voler bene solamente a quelle che rientrano nei nostri cliché, finiremmo per non voler bene a nessuno.
Ma non è di questo che voglio parlare, anche se ribadisco che io tento e voglio innamorarmi di uomini e donne reali non di realtà fittizie, da manuale, e talvolta credo che qualche seppur piccolo successo probabilmente lo debbo a questa scelta.
Non ho ancora cominciato a leggere il grosso volume, ne ho letto la presentazione e l’indice, ma conosco abbastanza bene questo psicologo-psichiatra, uno tra i professionisti più noti ed affermati nel nostro Paese, perché da anni seguo una rubrica quanto mai interessante che Andreoli tiene sul quotidiano cattolico “Avvenire”.
Andreoli che si dichiara, pur con grande umiltà ed onestà, non credente, per molti versi assomiglia al nostro sindaco Cacciari: si sente che è quanto mai interessato, non solo dal lato professionale, alla figura e alla Testimonianza del prete. Io condivido fino in fondo l’interesse di Andreoli per il prete, ho letto tutto quanto la narrativa e la saggistica hanno scritto sulla figura e la missione dell’uomo di chiesa. Ma, a differenza di Andreoli, io sono estremamente più esigente e più duro nel condannare meschinità, mestiere, superficialità e quant’altro. Credo che l’appartenere alla categoria me lo permetta, anzi me lo imponga.
Ho cominciato col leggere il capitolo che Andreoli dedica al “prete del cimitero” perché mi riguarda in maniera diretta, ma leggerò con altrettanta attenzione tutto il resto.