Non ho abbandonato la vecchia abitudine di leggere i bollettini parrocchiali delle varie comunità cristiane della nostra città.
Talvolta sono stato forse troppo esigente nel pretendere idealmente che questi strumenti di informazione e formazione siano fatti bene, tengano conto della sensibilità della gente del nostro tempo e contemporaneamente ottemperino alla regola fondamentale di questi strumenti di comunicazione di massa.
Ad esempio che la “predica” non occupi tutto lo spazio, ma non manchi l’informazione specifica della comunità da cui il foglio è espresso.
Ho notato in queste ultime settimane di inizio di autunno, d’apertura delle scuole, e d’avvio dell’anno pastorale che, in quasi tutti i fogli che mi sono capitati tra le mani, i parroci pretendevano che i genitori iscrivessero i loro ragazzi alla scuola di catechismo, fissando per questo adempimento giorni ed orari.
Qualcuno ha motivato questo invito perché, non potendo la parrocchia attingere i dati dall’anagrafe del comune a motivo delle norme sulla privacy, erano costretti a fare queste richieste, altri invece sembravano voler sottolineare che i genitori dovevano fare una scelta ben precisa da onorare.
Io non sono mai stato di questo parere, finchè sono riuscito a convincere i miei diretti collaboratori, scrivevo ai genitori fornendo loro il giorno, l’ora del catechismo, il nome dell’insegnante e la classe del patronato dove si sarebbe svolta la lezione e questo per i bambini della prima elementare ai giovani universitari.
Da un lato perché la visita annuale a tutte le famiglie della parrocchia mi permetteva di avere un’anagrafe parrocchiale assolutamente aggiornata e da un altro lato davo per accertato che la scelta di istruzione ed educazione religiosa del figlio i genitori l’avevano fatta chiedendo il battesimo.
Il provocare i genitori a scegliere continuamente, da un lato costringe la gente infastidendola, perché già tanto impegnata, ad una ulteriore incombenza burocratica, da un altro dato arrischia di svuotare di significato scelte ben più importanti prese precedentemente.
Che la nostra società stia progressivamente secolarizzandosi è un dato di fatto, ma ho l’impressione che molti preti stiano dando una mano a smantellare la cristianità nel tempo; la stragrande maggioranza dei battezzati non ha poi troppa fretta di uscire dal grembo della chiesa, e se talvolta lo manifesta non è detto che sia dalla chiesa di Cristo, ma invece da quella costruita da una certa società e da una tradizione, che forse appartengono solamente al passato.