Ieri ho precisato il mio pensiero sull’importanza di avere strumenti adeguati per offrire il messaggio cristiano, per difendere le posizioni della chiesa, per contrappormi a certe soperchierie dei “furbi”, che non mancano mai, per promuovere la solidarietà e soprattutto per partecipare al discorso circa la costruzione di un mondo nuovo e più onesto.
Sono assolutamente del parere che nonostante qualche splendida eccezione, a livello di comunità parrocchiale, si fa troppo poco in proposito.
Più volte ho avuto modo di apprezzare pubblicamente l’azione di Monsignor Bonini in proposito mediante “Piazza Maggiore”, c’è anche qualche altra parrocchia in cui esce un periodico modesto, ma dignitoso, oltre c’è il deserto.
A livello diocesano le cose vanno bene, molto meglio, col settimanale “Gente Veneta”; mi spiace invece la pratica scomparsa di quello che è stata la mia utopia: “Radiocarpini”.
Per quanto riguarda il settimanale della diocesi “Gente Veneta” sta costantemente aumentando in autorevolezza e partecipazione attiva alla messa a punto del pensiero collettivo apportando un serio contributo sia a livello informativo che a livello di formazione di una cultura civica che tenga conto dei valori che i cristiani possono e debbono offrire.
So che la diocesi è pure attrezzata con i recenti mass-media; purtroppo la mia mancanza di conoscenza in proposito, dovuta all’età, non mi permette di esprimere un giudizio sulla validità e l’incisività di questi nuovi strumenti tesi a formare l’opinione pubblica.
Un altro aspetto del problema è certamente quello di un impegno pastorale teso a formare i giornalisti ed operatori del settore con una pastorale specifica e quello d’avere rapporti cordiali e collaborativi con le testate giornalistiche, radiofoniche e televisive presenti nel nostro territorio. Non sono al corrente se ci sono sacerdoti qualificati e deputati a questo compito che io reputo essere di capitale importanza, ma so che quando ci sono questi rapporti è possibile sfruttare graficamente i loro strumenti.
Pare che troppi preti siano ancora fermi alla predica domenicale come strumento di evangelizzazione, non essendosi ancora accorti che il sermone raggiunge una percentuale pressoché insignificante di cittadini e che spesso non sfiora neppure quelli che svolgono un ruolo significativo nella vita cittadina.
Di certo la chiesa non può più rannicchiarsi nelle anse del fiume, ma deve affrontare le problematiche della città ove essa scorre, nè tutto questo può essere deputato solamente agli addetti ai lavori.