Arrossisco, ma debbo confessare che ieri pomeriggio ho preso una solenne arrabbiatura. Mi ha telefonato una signora presentandosi con un cognome quanto mai diffuso nella zona. Ha cominciato col complimentarsi per quanto vado facendo per i vecchi e i poveri in genere, proseguendo però col dirmi che non è giusto che doniamo i generi alimentari a persone che li buttano nei cassonetti della spazzatura e che comunque non li meritano perché percepiscono un regolare stipendio.
Le risposi che non mi meravigliavo che sulle 2400 persone che assistiamo ci potesse essere qualche comportamento indegno o qualcuno che ci imbroglia. E’ un fatto fisiologico che ci sia una piccola frangia di persone che si approfittano. Continuai dicendo che il responsabile è una persona quanto mai pignola e che tiene la documentazione dell’assegnatario di ogni tessera, attenendosi con scrupolo ai parametri che assieme abbiamo fissato per concedere i viveri. Comunque le assicurai che siamo aperti ad ogni tipo di collaborazione, quindi, se avesse avuto qualche elemento utile relativo a una determinata persona, avremmo provveduto a ritirare immediatamente la tessera. Io insistevo perché lei ci fornisse le informazioni necessarie, mentre lei, incurante, ribadiva la presunta ingiustizia.
Pian piano finii per capire che si trattava di una sua badante, che probabilmente lei pagava poco o in nero, ma che, nonostante questo, avrebbe dovuto essere trattata da noi come un sotto prodotto umano. La semina razzista, da parte di movimenti che cavalcano sentimenti istintivi e meschini raccogliendo consensi elettorali, sta producendo rovi e spine.
Finii per accalorarmi e per non sopportare ulteriormente queste forme incivili, troncando la conversazione. Mi dispiace, però credo che dobbiamo bollare come si merita ogni forma di sfruttamento e di malcelata superiorità razziale nei riguardi delle nazioni povere del mondo.